Arcano la Settima Era
97° capitolo
Il compromesso
Durante il viaggio verso le montagne, accompagnati da un gruppo di Hametz
che li proteggevano dai continui assalti delle liane carnivore, Cutter
cercò di mettere a punto una tecnica di combattimento che li rendesse
autonomi, ma l'unica arma, apparentemente in grado di vincere quella assurda
battaglia, pareva essere la doppia lama delle indigene, chiamata hatz.
- Per quanto siano brave ad usarla, - fu il suo laconico commento - c'è
qualcosa di anomalo in quell'arma che confonde i tentacoli durante l'ultima
fase dell'attacco.
- Ora che me lo fai notare, - rispose Vendicatore - ho notato un'incertezza
nelle dita di Okù. Invece di strisciare verso i piedi, si innalzano
di quel poco che basta per essere recise.
- Sembrano disturbate dal rumore... - si intromise nella discussione
Toayo, tenendo stretto il palmo della mano sulle orecchie - almeno quanto
lo siamo noi.
- Maledizione... - esclamò Cutter, legando una striscia di cuoio
sulla punta della sua spada - è la vibrazione delle lame cave nell'aria
che le disorienta!
Così dicendo, si mise alla testa delle Hametz di scorta e cominciò
a menar fendenti a destra e a manca, riscuotendo da subito un certo successo.
Dunque la pianta di Okù aveva un punto debole? A conferma di questa
ipotesi, Vendicatore si ricordò che, dopo il primo disatroso approccio
con le liane, tutti i Dragoni combatterono con esagerata aggressività,
roteando vorticosamente le spade invece di cercare la stoccata di precisione.
- Resta però impossibile attuare questa tecnica di combattimento
per lungo tempo, - ammise - e l'avvento della stanchezza potrebbe essere
letale.
- Perché le nostre spade non sono equilibrate per un movimento
rotatorio, - spiegò Cutter - le hatz invece sono state costruite
proprio per questo scopo.
Quando finalmente lasciarono la foresta, si accamparono sullo stesso
pianoro del primo arrivo e, ripreso fiato, furono inviati due emissari
verso l'Esperantia, allo scopo di informare gli altri sulla situazione
che si era andata a creare.
Il giorno seguente, Berserk e i suoi Ardes furono i primi ad affacciarsi
sul passo, seguiti da Silver Wind con gli altri Dragoni di Dulkar. I due
gruppi si riunirono con grandi pacche sulle spalle, ma Kikka restò
disorientata dall'assenza di Eve. Non si tranquillizzò nemmeno
quando Vendicatore cercò di rassicurarla sul comportamento delle
Hametz: - E' rimasta con loro per raccontare la storia di Arcano, - spiegò
- e convincere Hebele a combattere i Jakueros insieme a noi!
- E voi naturalmente ce l'avete lasciata. - obiettò la Strega,
scotendo ripetutamente i suoi riccioli rossi - Nemmeno sapete se queste
indigene si alleeranno con noi... che vi fidate al tal punto da abbandonare
nelle loro mani l'unica che parla la loro lingua, da sola, senza una protezione.
- Non è stata una scelta, - reagì con rabbia il Comandante
dei Dulkar - ci è stato imposto e non abbiamo potuto fare altro
che accettare!
Berserk invece era ansioso di menar le mani dopo quasi due mesi di inattività
sulla Esperantia. Si avvicinò al margine della foresta e cercò
di capire l'insidia della dita di Okù dopo i racconti dei Dragoni
che già le avevano affrontate.
Al primo approccio, fu subito preso alla caviglia da due liane e scaraventato
a gambe all'aria come un sacco di patate. - ma porck.... un Ardes combatte
anche da terra! - urlò, tagliando di botto quiei maledetti tentacoli
con la sua possente ascia. L'impatto però lo preoccupò non
poco, e nemmeno le spiegazioni di Cutter sul modo di combattere quelle
strane creatura vegetali riuscì a tranquillizzarlo.
Dopo una notte di apparente riposo in cui tutti cercarono di non pensare
ai pericoli della foresta, si risvegliarono avvolti in una coltre di nebbia,
tanto densa da non riuscire a scorgere i proprio piedi.
In quel silenzio spettrale, tra le voci che si chiamavano all'appello,
si udivano prepotentemente le imprecazioni di Bersek, impegnato nella
boscaglia nelle espletazioni fisiologiche dal mattino. Quando tornò
al campo, aveva sul corpo i chiari segni dei rovi in cui era caduto, nel
momento stesso in cui si era ricordato della presenza delle liane carnivore.
- E' strano però che non ti abbiano attaccato. - commentò
Vendicatore - I casi sono due... o si sono spaventate alla vista del tuo
grosso sedere nudo, oppure la loro attività è soltanto diurna.
Cutter avallò la seconda ipotesi e si spinse ai margini della
foresta per verificare la situazione. - Non c'è segno di movimento.
- raccontò al suo ritorno - Ho seguito per qualche passo il sentiero,
lasciato dal nostro passaggio dei giorni scorsi, e non ho incontrato una
sola liana. Sembrano sparite in qualche oscuro anfratto per ripararsi
dal freddo della notte.
- Allora mettiamoci in marcia prima che si sveglino, - urlò Berserk,
cercando di sistemarsi alla meglio - sono stufo di restare in questa maledetta
nuvola con la sua umidità che mi penetra nelle ossa.
- ...e non solo! - commentò Vendicatore, notando i larghi strappi
nei suoi calzoni.
Finché la nebbia avvolse ogni cosa, Okù parve dormire nel
meandri più reconditi della foresta, ma appena la luce del sole
prese a farsi largo tra le fronde più alti, il canto degli uccelli
si acquietò all'improvviso.
- Avverto l'odore della morte! - sospirò Kikka, aggrappandosi
al braccio possente di Berserk.
- Allora scostati e lasciami combattere, - reagì d'istinto il
burbero Comandante degli Ardes - ho bisogno di un po' di ginnastica per
cominciare a scaldarmi.
La difesa contro le terribili liane della sera precedente, sembrò
stranamente semplice. I loro movimenti erano lenti, prevedibili, apparentemente
intorpiditi dalla bassa temperatura, tanto da chiedersi perché
le Hametz non sfruttassero le prime ore del mattino per attraversare la
foresta.
L'incontro con le prime sentinelle indigene avvenne quando ormai il loro
campo era vicino ma, allo stesso tempo, il confronto con le dita di Okù
si era fatto sempre più complicato, tanto da dover lasciare sul
campo due Guerrieri Ardes e un Dragone. - Sembra che fiutino il sangue,
- commentò Cutter - e attacchino prevalentemente chi ha i piedi
feriti.
La sue ipotesi fu confermata da un potente colpo d'ascia di Bersek, che
aveva rincorso una delle liane dopo averne mozzato più volte il
fusto. La lama finì per colpire una delle grosse radici che spuntavano
dalla base di un enorme albero e, ciò che ne sortì, aveva
il colore e l'odore del sangue.
L'incontro con Eve riportò un po' di entusiasmo dopo la dura battaglia
nella foresta. Kikka finalmente l'abbracciò, cancellando gli oscuri
presagi che l'avevano accompagnata per tutto il terribile percorso, e
subito la interrogò sulle abitudini occulte di Hebele ed il suo
popolo.
- Credono nella Madre Terra perché è sinonimo di cibo e
prosperità - rispose la giovane Amazzone - ed il loro concetto
di divinità è molto vago.
- Non ci sono Streghe, Maghi o Stregoni nel loro accampamento?
- Purtroppo no... hanno una struttura sociale molto arcaica, semplificata
anche dalla loro sessualità, che non prevede la presenza di maschi
nella tribù. Questo ha inibito ogni sorta di contrapposizione ed
è venuto meno l'istinto di protezione solo della propria prole.
Qui i cuccioli di Hametz vivono tutti insieme, allevati dalle anziane.
- Ne parli come fossero animali. - obiettò Kikka, sopresa dalla
sue parole.
- Non fraintendermi, - precisò Kikka - non sono affatto degli
animali ma, per certi versi, vivono e si comportano come se lo fossero
davvero.
- E come si riproducono? - insistette la Strega.
- Hebele è stata molto riservata su questo punto, ma pare che
al momento della maturità sessuale, che avviene molto tardi, avvengano
delle trasformazioni nel loro corpo che le induce ad allontanarsi dalla
tribù... per tornare gravide.
L'arrivo di Berserk mise fine al discorso e, arrabbiato più che
mai per le perdite subite, pretese un confronto immediato con Hebele.
Non fu facile tradurre le sue burrascose intenzioni alle indigene. Non
era un tattico o un filosofo, ma semplicemente una macchina da guerra
che non voleva perdere altro tempo prima di attaccare il nemico.
Fu l'intervento congiunto di Cutter e Vendicatore ad indurlo a maggiore
prudenza, ma il pomeriggio stesso echeggiò nell'aria il suono di
un corno. - E' l'allarme, - spiegò Eve - significa che è
stata avvistata una pattuglia di Jakueros che ha oltrepassato il confine.
Il confine altro non era che una sottile striscia di terra che separava
l'istmo roccioso, dove era edificata la Fortezza di Hamok, dal resto dell'isola,
in mano alle Hametz. Di solito, questo evento preannunciava l'arrivo di
una nave militare da Atkrasia, che accompagnava un paio di mercantili
da trasporto. L'agitazione di Hebele fu il segnale di quanto la situazione
fosse anomala. - Non è tempo di baratti, - spiegò ad Eve
- le vedette non hanno visto nessuna nave all'orizzonte.
- E' mai successo prima che i Jakueros uscissero dalla Fortezza?
- Qualche volta si, - rispose l'indigena, dando ordine che venissero
subito portate in salvo vecchie e bambine - ma non così presto
dalla partenza delle navi.
- E cosa vogliono? - domandò Kikka nella loro lingua, mostrando
di aver studiato con impegno durante la navigazione.
Hebele indicò sé stessa e le sue compagna, ma anche Eve
e Kikka stessa.
Fu chiaro che, a spingere i Jakueros fuori da Hamok, altro non fosse
che la voglia di carne fresca con cui divertirsi, probabilmente di nascosto
dal Governatore di Atkrasia... oppure per una tacita regola non scritta.
La pattuglia era costituita da tre dozzine di uomini armati di rozzi
fucili a canna lunga, tanto temuti dalle indigene, e altrettanti guerrieri
con spade e lance, più adatti ad un eventuale corpo a corpo.
- Mi vien da chiedere quanti Jakueros presidiano la Fortezza, - esclamò
Silver Wind - perché non avrebbe molto senso sguarnirla per un'azione
di questo tipo.
Abel Wakaam
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