Arcano la Settima Era
96° capitolo
Hebele
Vendicatore
le strappò il cannocchiale dalle mani e restò incantato
dalla visione di quel corpo seminudo che roteva l'arma con grazia felina,
facendosi largo tra le liane con apparente tranquillità. La doppia
lama fendeva l'aria con estrema precisione e l'indigena volteggiava come
in una danza, abbassandosi ritmicamente al livello del suolo per colpire
i tentacoli che strisciavano verso i suoi piedi. Quando fu al centro della
piccola radura, in pieno sole, si sedette su di un vecchio tronco e prese
a nutrirsi delle grosse infiorescenze vermiglie che portava legate in
vita, strette in un grappolo da un laccio di pelle scura.
- Se lo può fare lei... da sola, - commentò - lo possiamo
fare anche noi... purché ci proteggiamo l'un l'altro.
- Io sto al centro, così vi guardo le spalle a tutti! - scherzò
Eve, poco convinta di addentrarsi nella foresta.
- Prima di scendere da questa altura, dobbiamo crearci una mappa precisa
delle radure esposte al sole. - sentenziò Cutter - Ci serviranno
come rifugio e punto di appoggio per riprendere fiato.
- E dobbiamo viaggiare leggeri, - aggiunse Vendicatore - dobbiamo essere
agili per combattere e le bisacce ci sarebbero d'impaccio.
- Alcune posso portarle io, - si fece avanti Eve, sempre meno convinta
dell'impresa - visto che starò al centro!
Il primo tentativo fu un vero disastro. Le liane sembravano accorgersi
dell'imperizia degli Hammer e l'azione imprevedibile di quelle strane
cose striscianti li misero subito in difficoltà. Fu quando Vendicatore
perse letteralmente la pazienza e cominciò a menar fendenti con
furia inaudita, che riuscirono a percorrere un centinaio di metri nella
foresta. - Tenete sempre presente la direzione da seguire, - urlò
Cutter - la radura dove abbiamo visto l'indigena è in quella direzione!
Proprio al margine dello spiazzo soleggiato, uno dei Dragoni perse l'equilibrio
e fu subito avvolto da quei maledetti tentacoli vegetali, che si disinteressarono
immediatamente degli altri componenti del gruppo per nutrirsi del suo
sangue. Prima che potessero aiutarlo, morì soffocato tra mille
orribili lamenti.
Una volta nella radura, l'indigena era scomparsa, e lo aveva fatto in
tutta fretta perché aveva abbandonato parte delle infiorescenze
accanto al tronco su sui era seduta.
- E ora cosa facciamo? - domandò Eve, sconvolta dlla morte del
Dragone - Quanto è lontana la prossima radura?
Lo sconforto di Vendicatore era evidente: - Dobbiamo tornare alla nave,
- sospirò, asciugandosi la fronte - è impossibile continuare
così! La foresta potrebbe avere un'estensione immensa e, se perdessimo
un uomo ad ogni tragitto, non saremmo più in grado di proseguire.
Cutter concordò con lui, ma proprio quando si stavano rimettendo
in movimento per ritornare sui propri passi, si udì nell'aria un
rumore sordo, continuo... per certi versi somigliante alle pale dei velivoli
usati dalla Global Detector. - Viene dalla foresta e non dall'aria, -
spiegò Toayo, uno dei Dragoni - è tutto intorno e si sta
avvicinando molto velocemente!
In pochi attimi, si trovarono circondati dalla fonte di quel rumore.
Centinaia di indigene in armi erano spuntate dalla foresta, e la loro
espressione infuriata non lasciava presumere nulla di buono. Digrignavano
i denti, da cui spuntavano dei grossi e appuntiti canini, abbastanza lunghi
da non lasciare dubbi sulla varietà della loro alimentazione.
- Non sono vegetariane, - sussurrò Cutter, piroettando la spada
per verificare le loro reazioni - e sono troppe numerose per ipotizzare
di poterle sconfiggere.
- Lasciate cadere a terra le armi, - esclamò Eve, allargando lentamente
le braccia - non siamo qui per combatterle, ma per allearci con loro.
- Allora spiegaglielo prima che ci ammazzino, - bisbigliò Vendicatore
- non voglio che su questa radura abbia termine l'eroica vita del più
valoroso dei McRazian.
La giovane amazzone cercò con lo sguardo la più aggressiva
delle indigene e si chinò verso di lei in segno di resa. - Hebele...
- fu la risposta, digrignata a denti stretti - poi, con movenze feline,
roteò la doppia lama nell'aria e l'arrestò ad un soffio
dal suo collo.
- Siamo venuti in pace... nel segno dell'amicizia tra i Popoli. - balbettò
Eve, nell'ancestrale lingua dei padri di Arcano - Siamo qui per combattere
i Jakueros.
- Volete combattere gli onnipotenti Jakueros e vi fate uccidere dalle
lunghe dita di Okù? - la derise, afferrandola per i capelli - Siete
già sconfitti alla prima battaglia ed ora pagherete per aver osato
calpestare la nostra terra.
- Abbiamo già battuto i Jakueros una volta, - rispose, alzando
il capo con orgoglio - e li batteremo ancora insieme al tuo popolo.
- Non possono essere sconfitti, - continuò Hebele - hanno lance
che scagliano scintille di fuoco da molto lontano...
- Però hanno paura delle dite di Okù! - l'incalzò.
- Okù non combatte con noi! - rispose l'indigena, facendosi pensierosa.
- Noi invece si, - insistette Eve - e sappiamo come sconfiggere i Jakueros.
- Voi? - sorrise, guardando quel manipoli di Guerrieri dai vestiti strappati
e coi piedi insanguinati - Voi che vi siete subito arresi invece di combattere?
- Non siamo qui per combattere contro il tuo popolo, altrimenti vi avremmo
affrontate fino allo stremo delle forze... siamo arrivati dalla Terra
dell'Arcano, patria dell'Imperatrice Nimira, figlia di Froll e Roka, per
allearci con voi ed affrontare insieme il comune nemico!
Hebele le fece segno di alzarsi e diede ordine di condurre tutti gli
stranieri al campo. - Il mio nome è Eve, - le porse la mano in
segno di amicizia - sono un'Amazzone Froll del popolo degli Hammers.
- Il mio nome già lo conosci, - si sentì rispondere con
distacco - e sono una comandante Hametz.
- E' questo il nome del popolo che regna su Dresde?
- Non più... - replicò Hebele, digrignando i grossi canini
- la terra dei nostri avi ci è stata sottratta dal nemico venuto
dal mare. Quelli che tu chiami Jakueros rubano la mia gente e la portano
via, in un luogo lontano da cui non farà mai più ritorno.
Quando sono giunti la prima volta, li abbiamo accolti in pace... ed è
stato il peggiore dei nostri errori. Ora, ogni volta che arrivano le grandi
barche, dobbiamo consegnare cento Guerriere disarmate... o attaccano i
nostri villaggi, facendo una strage peggiore.
- Avete provato a combatterli? - intervenen Cutter, pregando Eve di tradurre.
- Non si può combatterli... ci colpiscono con le le loro scintille
infuocate prima ancora che possiamo ingaggiare la battaglia. Abbiamo dovuto
scegliere il minore dei mali!
Una volta giunti al campo, fu subito chiaro che le Hametz vivevano secondo
regole molto antiche e che la loro evoluzione si era irrimedibilmente
arrestata oltre un secolo prima.
- Probabilmente non hanno mai avuto competitori sull'isola, - ipotizzò
Vendicatore - e si sono accontentate di mantenere un equilibrio di basso
profilo, a contatto con la natura. Ad Arcano ci siamo evoluti con le armi
quando i popoli al di là del Kruill hanno cercato di invaderci...
e se così non fosse stato, ora saremmo schiavi dei Jakueros. Ma
ora dobbiamo inviare qualcuno ad informare Shetter sull'Esperantia, è
necessario far subito sbarcare il resto delle nostre truppe e organizzare
un piano comune.
Non fu possibile convincere Hebele prima che potesse consultarsi con
il consiglio delle anziane, ed al suo ritorno non diede l'impressione
di fidarsi, anzi, le sue rezioni nei confronti degli stranieri mutò
in peggio. - La vostra presenza sull'isola farà arrabbiare i Jakueros,
- grugnì, avvicinandosi pericolosamente a Eve - quando sapranno
che siete qui, ci puniranno... oppure vorranno più schiave.
- Non finirà mai la vostra schiavitù se non distruggiamo
la loro Fortezza...
- Se anche fossimo in grado di conquistarla e raderla al suolo, tornerebbero
con le grandi navi e la ricostruirebbero più grande di prima.
- Va bene, adesso basta, - intervenne con rabbia Vendicatore - dille
di nascondere la sua gente in un posto sicuro sulle montagne, oltre quella
maledetta foresta piena di liane sanguinarie, combatteremmo noi, da soli,
i Jakueros...
Dopo che Eve ebbe tradotto, Hebele tornò dalle anziane e di lei
non si seppe più nulla fino al mattino seguente.
La seconda notte su Dresde si popolò di incubi terrificanti. Nessuno
dei Guerrieri riuscì a prendere sonno e, all'alba, si ritrovarono
di nuovo avvolti in una fitta nebbia.
Hebele sbucò dalla foschia, ancora avvolta nella pelliccia in
cui aveva dormito: - Vi farò accompagnare sulle montagne da cui
siete venuti affinché possiate avvertire la vostra gente, - sentenziò
- ma il mio popolo non prenderà nessuna decisione finché
non vi vedrà combattere contro i Jakueros. La vostra Amazzone resterà
qui con noi perché può confondersi facilmente con mie Guerriere.
- Eve verrà con noi! - reagì bruscamente Vendicatore.
- Il consiglio delle anziane ha già deciso! - rispose seccamente
l'indigena e sparì senza concedere replica alcuna.
Abel Wakaam
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