Arcano la Settima Era
95° capitolo
L'isola della notte
- Non c'è nessun errore nei miei calcoli, - si difese l'Amazzone,
srotolando una dozzina di pergamente sul grande tavolo delle mappe - non
so cosa sia questa terra, ma non siamo lontani da Dresde.
- Abbiamo navigato più di quanto abbia indicato Nimira, - la incalzò
Shetter - e siamo arrivati su quest'isola deserta, dove non c'è
un solo albero, ma solo roccia nera come la pece.
- Questo è un motivo in più per credere che ci sia altra
terra qui intorno... - robadì Teodolinda.
- Questa è solo un'altra delle tue stupide teorie! - la interruppe,
gridandole tutta la sua rabbia sulla faccia - Qui non c'è niente
che ci possa sfamare e dissetare... e le nostre riserve stanno ormai finendo!
- Allora significa che quell'uccello altro non fosse che un'illusione...
- lo affrontò a muso duro - altrimenti non si spiegherebbe di cosa
si sia nutrito sin'ora.
Shetter si zittì di colpo. - Dobbiamo trovare subito Dresde, -
cambiò radicalmente il tono della voce - o impazziremo tutti su
questa nave senza nemmeno riuscire a sguainare la spada.
Il ritorno di Cutter confermò quello che già si era capito.
Solo roccia tagliente e conchiglie rotte. Niente che potesse servire come
cibo, se non qualche mollusco corazzato che si infilava dentro gli anfratti
prima ancora di riuscire ad avvicinarlo. Ma, durante la notte, si udì
più volte il rombo del tuono, a riprova della presenza di qualche
cima montuosa nel tratto di mare antistante.
Il mattino seguente si svegliarono tra la nebbia e, dell'atollo, non
vi era più alcuna traccia. - E' una maledizione! - gridarono gli
uomini, spaventati dalla scomparsa della terra emersa, ma furono prontamente
tranquillizzati da Bahia: - Non c'è nessuna magia, - gridò,
indicando la catena dell'ancora - non vedete quanto è cresciuta
la marea!
La visibilità però era al minimo, tanto che si faceva persino
fatica a scorgere la punta del pennone. E restò così per
molte ore, fin quando una leggera brezza di vento caldo cominciò
a spazzare la superficie dell'acqua, increspando le onde con la sua carezza
inquieta.
Solo allora, quando il cielo si fece terso, s'intravide lontano un cumulo
di nuvole che insiteva sull'orizzonte, come se fosse intrappolato attorno
ad un'altura. Shetter puntò più volte il suo cannocchiale...
poi si lasciò sfuggire: - L'Amazzone aveva ragione, quella non
può essere che Dresde!
Attesero di nuovo la notte per consultare la posizione astronomica delle
stelle, ed alla fine Tedolinda si decise a segnare sulla mappa la posizione
dell'Esperantia rispetto all'isola.
- Siamo più alti rispetto alla rotta dei Jaqueros, - sentenziò
il Comandante - e questo in parte è un bene perchè restiamo
fuori dalla loro vista. La Fortezza probabilmente è situata nella
parte opposta, arroccata nell'unica insenatura che offre l'approdo. Il
resto delle coste sono alte e inaccessibili... che gli Dei ci aiutino
a trovare un luogo per lo sbarco.
Quando ripresero la navigazione, il silenzio a bordo divenne spettrale.
Durante la rotta di avvicinamento, Shetter non perse mai di vista la sagoma
di Dresde, che si stagliava sempre più gigantesca sul filo dell'orizzonte.
Diede ordine al timoniere di aggirarla da dietro e rasentò le sue
imponenti scogliere a strapiombo sul mare, alla ricerca di un qualsiasi
appiglio dove sbarcare un drappello di uomini da inviare in avascoperta.
Dopo ore e ore di lenta navigazione, fu Cutter a indirizzare l'indice
verso una spaccatura dentro la roccia. - Non sarà semplice, - affermò
- ma potrebbe essere un passaggio per risalire il costone.
- Non per te... - lo schernì Berserk - potresti restare incastrato
con... lo stomaco!
L'Esploratore finse di non aver neppure sentito, si consultò con
Vendicatore e gli chiese se era pronto a sbarcare con una parte dei suoi
Dragoni.
- Il buon nome dei McRazian è pronto a tingersi di gloria, - fu
la sua pronta risposta - siamo qui per vincere o morire!
- Si... - continuò Berserk - morire dal ridere! Già ti
vedo mentre racconti a quelle indigene, armate sino ai denti, che sei
Jonathan Lucas McRazian... ma che ti chiami anche Vendicatore e hai come
soprannome Scorpione. Nemmeno ti faranno dire il primo nome che ti avranno
già trasformato in un eunuco e infilato uno spiedo dove non batte
il sole. Sarai ricordato dalle popolazioni locali come il miglior stinco
di McRazian arrivato dalla Terra dell'Arcano. Ottimo con le patate!
Eve si fece largo tra gli astanti: - Credo che sia giunto il momento
in cui avete bisogno di me.
- Trenta Hammers, - ordinò Shetter - non uno di più. E'
la portata massima della scialuppa se facciamo conto anche dei viveri
e l'acqua. Ormeggerò l'Esperantia alla fonda, in attesa di un vostro
segnale. Siate prudenti.
Uno ad uno si calarono dalla fiancata sottovento e presero posizione
con corde e rampini. Kikka gettò sulle loro teste una manciata
di polline, recitando una nenia propiziatoria e li seguì con lo
sguardo finchè ebbero il primo approccio con gli scogli acuminati
dell'isola.
L'approdo non fu dei migliori. La prua cozzò di forza contro le
rocce sommerse e alcuni Dragoni caddero in acqua, prima ancora di poter
lanciare le funi. Aiutati dagli altri, riuscirono a raggiungere la riva,
ma le condizioni dei loro piedi erano pietose. - Tagliano come la lama
di una spada, - gridarono, indicando qualcosa sotto il filo dell'acqua
- bisogna trovare il modo di oltrepassare questa zona o ci ridurremo a
brandelli ancor prima di salire il costone.
Cutter invece riuscì con dei balzi ben appropriati ad infilarsi
subito nella spaccatura e, una volta assicurata la corda, calò
l'altro capo ad Eve. L'Amazzone, agile come una gatta, si issò
fino alla sua posizione senza alcun problema e, a sua volta, creò
l'appiglio per chi seguiva.
Quando tutti furono nella spaccatura, l'Esploratore mimò un cenno
di saluto verso l'Esperantia, aprendo l'indice e il migliolo in direzione
di Berserk. Per tutta risposta, il possente Comandante degli Ardes gli
grugnì qualcosa di indicibile. Salirono lungo le pareti della scogliera
fino a sparire dalla vista, poi, per un secondo, riapparve Vendicatore
che segnalò il buon esito dell'operazione.
Più in alto, l'isola presentava un terreno insidioso, ricco di
voragini che scendevano a picco sul mare, e le cime delle montagne erano
talmente frastagliate da sembrare le creste di un enorme drago pronto
a colpire.
Ci vollero diverse ore prima che il paesaggio perdesse il suo aspetto
infernale, ma finalmente si presentò ai loro occhi l'altro lato
del versante, molto più dolce ed erboso. Decisero di approntare
un campo per la notte ai margine della foresta, su un pianoro da cui potevano
tener d'occhio il terreno circostante. Qui avrebbero poturo riprendere
fiato e curare le profonde ferite dei compagni, caduti in mare durante
l'approdo.
- Nessun fuoco, - disse Cutter - lo so che sentite il bisogno di riscaldarvi,
ma non possiamo segnalare la nostra presenza su Dresde.
Di diverso parere erano i misteriosi abitanti dell'isola che, durante
la notte, accesero dei potenti braceri su alcune delle alture circostanti.
- Non siamo soli... - sussurrò Eve, stringendosi a Vendicatore,
- ed il pericolo che ci scambino per dei nemici è più forte
che mai.
L'alba portò con sé un silenzio spettrale, come se l'intera
foresta fosse pervasa dal timore atavico di un predatore invisibile. Il
canto degli uccessi si ammutolì al primo raggio di sole ed il vento
smise di soffiare, lasciando crescere il caldo umido che saliva dalla
terra, sempre più insopportabile.
- C'è qualcosa che striscia tra gli alberi, - sospirò Vendicatore,
indicando un punto preciso tra le radici più grandi - sembra un
enorme serpente che si muove a ritroso e sonda il terreno con la sua lunga
coda!
Eve prese dalla bisaccia il cannocchiale a tre lenti, lo indirizzo verso
ll punto segnalato ed ebbe un sussulto: - ...è una specie di liana,
- esclamò - ma si muove come fosse un tentacolo in cerca di cibo.
Cutter si incaricò di scendere dal pianoro per andare in avanscoperta.
Si avvicinò con estrema prudenza ai margini della zona boschiva
ed osservò da vicino quello strano fenomeno, apparentemente vegetale.
Immediatamente, la liana si spinse verso uno dei suoi stivali e, con rapidità
sorprendete, vi si avvolse... esercitando una forza di trazione che costrinse
l'Esploratore a sedersi per terra per non cadere. La forza di quella strana
cosa si fece sempre più insistente, tanto che Cutter dovette estrarre
il pugnale dalla custodia sulla schiena, per tentare di reciderla.
Al primo taglio, dalla foresta si udì un lamento stridulo e gli
strappi di trazione si fecero più nervosi, tanto da dover essere
contrastati con tutta la forza disponibile. Vendicatore comprese immediatamente
il pericolo e corse verso il compagno in difficoltà, colpendo più
volte il tentacolo col filo tagliente della spada, finchè si ritrasse
in gran velocità. Fecero appena in tempo a risalire il pianoro,
che molte altre liane si spinsero fuori dai margini della foresta, allungandosi
pericolosamente nella loro direzione. Il sole però sembrava infastidirle,
quasi come se ne scottasse la superficie che subito si inaridiva, secernendo
una nuvola di vapore acqueo.
Appena furono in salvo, cominciarono a discutere di come oltrepassare
quell'enorme area boschiva che ricopriva l'intera vallata, inerpicandosi
fino ai piedi delle alte pareti rocciose da cui erano venuti. - Non c'è
alcuna possibilità di addentrarci tra gli alberi, - ammise Cutter
- e non vedo alcuna via percorribile sulle montagne. Siamo bloccati qui!
- Se questa cosa si brucia coi raggi del sole, - domandò il Comandante
dei Dulkar - cosa accadrebbe se usassimo il fuoco per tenerla a bada?
- Vuoi dare fuoco all'intera isola? - lo schernì Cutter - o soltanto
a questa vallata?
- Voglio portare a termine la nostra Missione, - si fece serio - non
possiamo arrenderci alla prima difficoltà!
- C'è un indigena che si muove in quella radura laggiù,
- sussurrò Eve, cercando di mettere meglio a fuoco il cannocchiale
- e non ha alcun bisogno del fuoco per difendersi!
Abel Wakaam
|