Arcano la Settima Era

94° capitolo

Clandestini a bordo

La conta di persone e merci portò alla luce diverse anomalie, non tanto per quanto riguardava i viveri e le armi, stoccate regolarmente nella stiva, ma per il numero delle persone imbarcate, in eccesso di una dozzina di unità.

Il Comandante Shetter verificò tutti i rapporti e riordinò le truppe sul ponte per un appello nominale. Fu subito chiaro che, nella confusione della partenza, si erano imbarcati sull'Esperantia anche Ace, con alcuni dei Guerrieri Caliur che erano con lui, e Mabel, già a bordo per gli ultimi saluti a Eve. Per quanto si cercasse di far quadrare i conti, ne avanzava sempre uno.

Qualcuno indicò Cutter, ma la sua presenza era stata pianificata da tempo con incarico di esplorazione del territorio di Dresde. Il mistero fu risolto da Silver Wind che, qualche ora più tardi, bussò alla cabina del Comandante trascinandosi dietro un grosso sacco traballante. Quando lo aprì, saltò fuori con uno spettacolare gesto atletico una figura femminile, bardata di nero.

Il Dragone l'afferrò prontamente per una caviglia e, mantenendola il più mpossibile distante da sè, capovolta, la fece penzolare davanti a Shetter. - Cos'è questa cosa saltellante? - domandò.

- Dice di essere un'artista, - spiegò Silver Wind - qualcuno dei nostri uomini la conosce per averla vista durante i suoi spettacoli nella taverna come cantante e ballerina, il suo nome è Mara.

- Non abbiamo bisogno di saltinbanchi su questa nave, - gli intimò, tutto rosso in viso - sbattila in cucina a pelare patate!

L'idea, all'apparenza sensata, provocò immediatamante una dura reazione dei cuochi e degli inservienti, per nulla disposti ad avere tra i piedi questa strana artista dalla voce straziante. La sera stessa, la inseguirono per tutta la barca con l'intenzione di buttarla a mare e, per sua fortuna, trovò rifugio tra le braccia di Cutter che se ne fece carico pur di salvarle la vita.

Dopo una settimana di navigazione col vento in poppa che gonfiava le vele sino allo spasimo, Teodolinda confidò a Kikka i suoi dubbi sulle mappe delle stelle. - C'è qualcosa che non torna come dovrebbe, - le sussurrò, per timore che altre orecche potessero ascoltarla - l'errore nelle pergamente si fa ogni giorno più grave, come se, allontanandoci dalla Terra dell'Arcano, il cielo fosse diverso. Tu che sei la Strega Suprema, credi sia possibile che incomba una maledizione su di noi?

- Ho pensato a lungo al fatto che gli errori apparissero soltanto lontano dalla Kioskas dove sono state realizzate le mappe, - rispose, trascinandola a prua, dove il cielo appariva in tutta la sua immensità - non può essere che, muovendoci così velocemente, viaggiamo più veloci delle stelle?

- Guardando in alto con le mie lenti, - spiegò Teodolinda - vedo luci che prima non c'erano ed altre sono scese troppo vicine all'orizzonte alle nostra spalle. E' come se le stelle fossero appuntante su un telo nero che scorre nella direzione opposta a dove ci muoviamo.

- Ma allora è più facile trovare la strada del ritorno, - esclamò Kikka, guardando la differenza tra le pergamente - ci basterà accostare le pergamene che hai portato con te a quelle che stai disegnando ora!

Ciò che emerse dai loro studi congiunti, si rivelò molto più interessante del previsto. Le vecchie mappe del cielo erano per certe sezioni sovrapponibili con quelle nuove, come se davvero facessero parte di un enorme telo che scorreva sopra di loro. Le stelle dunque non erano le stesse da qualunque parte si guadassero verso l'alto, ma ogni punto del pianeta aveva una sua porzione privata di cielo, dove quei magici punti luminosi erano disposti diversamente nella volta celeste.

- Se così fosse, - affermò Teodolinda, tirando un grosso sospiro di sollievo - abbiamo davvero i riferimenti esatti per il ritorno... ma possiamo anche calcolare la direzione in cui stiamo andando facendo riferimento alla disposizione degli astri dietro di noi!

Dopo aver ripetutamente controllato tutte le pergamene, si recarono insieme da Shetter e gli fecero presente di come la rotta fosse troppo bassa. - Dobbiamo puntare qui, - cercò di spiegargli, indicandogli un gruppo di stelle a forma di arco - ora invece stiamo navigando diritti verso Atkrasia e non vi arriveremmo mai senza prima far rifornimento a Dresde.

Il Comandante si passò ripetutamente la mano sulla fronte, prese la lunga stecca metrata ch'era appoggiata sopra una delle grandi mappe, ritrovate sulle navi Jakueros, e ne cambiò l'angolo più volte, cercando di seguire le istruzioni di Teodolinda. - Se sbagliamo la rotta di una sola tacca, mancheremo Dresde e ci ritroveremo in mare aperto senza una meta. - replicò, stringendo i pugni dalla rabbia - Un'isola non è un continente, bensì la punta di una freccia persa dentro un campo di grano. Questo spero che lo abbiate capito vero?

- Lei sa dove siamo, - intervenne Kikka, cercando di convincerlo a darle retta - ha capito dove fosse l'errore e, in base al numero delle notti in cui abbiamo navigato, può calcolare la nuova direzione da prendere.

- E poi? - sbottò il Comandante - Quanti altri errori dovremo correggere?

Teodolinda fece un passo indietro, intimorita dal suo fare nervoso, poi scosse il capo e si diresse verso la porta della cabina. Stava quasi per andarsene, quando di scatto ritornò sui propri passi, guardò la grande mappa sul tavolo... prese una penna che vi era appoggiata e disegnò una x su un punto preciso: - Noi siamo qui, - esclamò con una calma disarmente - e Dresde invece è qui! Ogni sera io verrò a mettere un segno su questa carta nautica così che si possa correggere la rotta di quel poco che basta a prendere la giusta direzione. Che la Dea ci aiuti a non commettere altri errori.

Shetter fece un cenno di assenso col capo e riprese le sue misurazione prima di dare nuove istruzioni al timoniere.

Ventitre giorni più tardi, il nervosismo serpeggiava sulla Esperantia. Mara, l'artista, era costretta a vivere in un costante dormiveglia perché non c'era mozzo che non la volesse gettare in mare. Persino Cutter, nella sua immensa pazienza, non risuciva più a sopportare la voce stridula con cui insisteva a strimpellare i più stupidi dei ritornelli.

I guerrieri invece erano tenuti a freno dal caratteraccio di Berserk e dall'arguzia di Vendicatore, sempre pronto a dare una piegazione logica ad ogni dilemma che si presentava.

Il quarantesimo giorno di navigazione scoppiò una rissa tra gli Ardes e i pochi Caliur presenti. Soltanto il provvidenziale intervento di Ace riuscì a calmare gli animi. - Gli uomini sono allo stremo della sopportazione, - disse qualche ora più tardi, a rapporto dal Comandante - se non troviamo qualcosa per tenerli impiegati, si sgozzeranno a vicenda.

- Dategli degli ami e metteteli tutti a pescare, - fu la sua laconica risposta - ho altro da fare che pensare alla disciplina del vostri uomini! Perché Berserk non è venuto a rapporto?

- Perché lui è uno dei più agitati! Oggi ha costretto l'artista ad arrampicarsi sull'albero di prua e sta giocando al tiro al bersaglio coi gusci vuoti dei cocos. Tutti vogliono sapere quando arriveremo, preferiscono morire in combattimento che restare ancora su questa nave.

- Nimira ha scritto che le navi dei Jakueros hanno navigato quarantatre giorni prima di arrivare a Dresde e sessanta dalla Fortezza di Hamok ad Aktrasia... ma loro conoscevano la rotta nei minimi particolari, mentre noi passiamo le notti a consultare le stelle.

Nei giorni successivi, quando la sua sfiducia in Teodolinda stava ormai raggiungendo il culmine, la voce di Mara echeggiò per tutta la nave con un urlo che nulla aveva di umano. Il primo pensiero di Cutter fu che Berserk l'avesse sgozzata, ma invece l'artista era ancora sulla cima dell'albero di prua che si dimenava come un ossessa, indicando una delle sartie.

Fu allora che il burbero Comandante degli Ardes cambiò il bersaglio dei suoi lanci, indirizzandoli verso uno strano uccello, appollaiato tra i cordami. All'improvviso, quel gioco divenne una gara a chi fosse riuscito per primo ad abbatterlo e, nella confusione più totale, si creò un tale parapiglia da mettere in pericolo la stabilità dell'Esperantia.

Servì una freccia di Mabel per mettere fine al caos. Trafisse il volatile in pieno petto che, nel suo ultimo tentativo di fuga, finì dritto in mare. Prima che si scatenasse una rissa per vendicare l'affronto, Kikka lanciò una manciata di polvere di fuoco nell'aria e attirò l'attenzione degli astanti. - Siamo vicini a Dresde! - urlò.

- E tu come fai a saperlo? - grugnì Berserk, pronto a lanciare la sua ascia verso Mabel - L'hai letto anche tu nelle stelle come ha fatto la tua cara amica visionaria?

- Allora sei proprio un troglodita come dice Myrt, - gli rispose a tono - da dove pensi che sia arrivato quell'uccello... da Arcano?

Nello stesso istante, la nave fece una brusca virata e risuonò l'ordine di Shetter affinchè venissero ammainate le vele. - Mettetevi tutti tranquilli sotto coperta, - continò - devono restare sul ponte solo coloro che sono stati designati per indossare la divisa Jaqueros.

- Credi che ci abbiano potuti vedere dalla Fortezza? - gli domandò Bahia, con aria preoccupata.

- Non siamo di fronte all'istmo di Dresde in mano ai Jakueros, - gli spiegò, cercando di individuare l'isola col cannocchiale a lenti triple - sempre che sia davvero la nostra meta.

L'immagine sfocata che gli apparve lasciava intuire una sagoma diversa da quella che si aspettava: - Non può essere Dresde, - continuò, con voce nervosa - è troppo bassa e spoglia... i calcoli delle stelle ci hanno portato chissà dove!

Diede ordine di far rotta verso la sagoma scura, che appariva sulla linea sottile dell'orizzonte, e la raggiunsero quando il sole era già morente tra le nuvole insanguinate del tramonto. L'Esperantia gettò una delle ancore sui bassi fondali che circondavano l'atollo e fu calata una scialuppa per prendere terra. L'incarico di perlustrazione fu affidato a Cutter, con la collaborazione di Ace e dei suoi Caliur.

Subito dopo mandò a chiamare Teodolinda e le chiese spiegazioni su questo ennesimo errore di rotta.

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Abel Wakaam