Arcano la Sesta Era

86° capitolo

La fortezza sul mare

- Per allora lo saremo, - intervenne Asiram - ma ora mi preme sapere quali pene sta soffrendo la nostra amata Imperatrice.

Il ritorno di Hirih fu mesto e nervoso. La giovane Amazzone era intrattabile e si rifiutava di incontrare chiunque, comprese le Madras.

Andai da lei in un giorno di pioggia e restai sotto l'acqua fino a tarda sera... senza bussare, senza chiamarla, senza pretendere nulla che già non fosse scritto nel nostro destino. Quando si sedette accanto a me coi piedi nel fango, le porsi la mano e lei la strinse. - E' come se mi avessero strappato il cuore dal petto, - ansimò - non riesco nemmeno a piangere perché il dolore che mi affligge è troppo straziante.

- Tornerà, lo sai che tornerà...

- Tornerà in catene, - continuò - e quel maledetto di Antigorio la mostrerà al suo popolo legata al pennone più alto. Senza di lei non possiamo combattere... senza di lei non possiamo vivere.

- Ha rischiato la sua vita per me, - le spiegai - ed ha ripetuto lo stesso sacrificio per avvertirti dell'agguato... credi che non sappia ripetere lo stesso gesto per salvare gli Hammers dalla schiavitù?

- Ne parli come se già sapessi che darà la vita per noi.

- Tu che faresti al posto suo?

- Andiamo a riprendercela, - esclamò, con voce rabbiosa - usiamo una delle navi per inseguire l'Albatros fin oltre i confini del pianeta.

- Non sappiamo nemmeno dove siano diretti...

- Noi no, ma i prigionieri Jakueros certamente si, - reagì con rabbia - prima che Berserk li faccia a pezzi, li farò parlare.

Una follia, non c'era alcun modo di definire quel piano assurdo, eppure Hirih riuscì a convincere Xar, Kristal e persino l'anziana Asiram che si disse pronta a partire con lei. - Chi vuoi che faccia caso ad una vecchietta come me che chiede l'elemosina all'angolo di una strada, - commentò - è più facile che sospettino di una muscolosa Amazzone o di un rude Guerriero!

La stagione delle grandi tempeste era ormai alle porte, se una nave avrebbe dovuto sfidare l'ignoto doveva prendere il mare prima che fosse in perenne burrasca, ma nessuno era in grado di navigare verso la sconosciuta terra dei nostri nemici. I prigionieri Jakueros non erano marinai, ma semplici soldati. Si erano arresi alla furia di Berserk per non perdere la vita, ed ora sembravano poco interessati e rischiarla di nuovo per la nostra causa.

- Allora li metteremo in un pentolone e li faremo bollire, - fu l'idea di Anitami in collaborazione con Makela - voglio proprio vedere se resteranno della loro idea.

I dubbi erano comunque troppi, cosa mai avrebbe fatto il nostro gruppo di eroi se anche fosse riuscito a giungere a destinazione? Stranieri in terra straniera, con difficoltà di linguaggio e senza una mappa del territorio... no, non sarebbero potuti andare lontano e avrebebro aggiunto nuovi martiri a quelli già caduti.

Nello stesso sitante, la prua dell'Albatros sbatteva tra le onde impetuose del mare infinito, quando Antigorio discese la scaletta di noce che portava giù, nella stiva. - La prigioniera si è calmata, - domandò ai soldati di guardia - oppure ha deciso di morire di fame e di stenti?

- Riusciamo a nutrirla soltanto quando è in catene, - fu la lapidaria risposta di Herman, il capo delle guardie - le dobbiamo tappare il naso ed infilare una cannula nello stomaco, poi le blocchiamo la mandibola per evitare che vomiti.

- Una vera belva scatenata, - commentò, avvicinandosi a Nimira, sospesa nel vuoto per i polsi - non hai ancora perso la tua irruenza.

L'Imperatrice tese ogni muscolo cercando inutilmente di liberarsi dalla prigionia, le caviglie sanguinarono nelle ganasce arrugginite, gli occhi sprizzarono odio e dalle labbra uscì solamente uno sputo.

- Stupendo esemplare di forza e femminilità, - sorrise Antigorio, strappandole l'ultimo lembo del corpetto di pelle - tu vuoi morire vero? Non hai più niente per cui valga la pena di restare in questo mondo... eppure io saprò dartene una ragione.

Ordinò che fosse portata sul tavolaccio delle torture e legata come si conviene ad una condannata a morte. La colluttazione che ne seguì mise a dura prova i suoi carcerieri, tanto che dovettero far intervenire altri Jakueros per renderla inoffensiva. Quando finalmente riuscirono a bloccarla sul pesante piano di legno, il Generale chiese di essere lasciato solo.

Herman fu l'ultimo a lasciare la stiva, controllò con cura i legacci dei polsi e delle caviglie e fece un cenno di assenso col capo.

- Tu già mi odi, - sussurrò Antigorio, avvicinandosi alla prigioniera che si dimenava con tutta la foga che aveva in corpo - ma pensa a quale ira potrei condurti se mi divertissi con te nel gioco più vecchio del mondo.

Nimira si arrestò di colpo, lo guardò e gli gridò una sola parola: - Uccidimi!

- No, mia cara, sarebbe troppo comodo, troppo rapido, forse persino una liberazione. Tu devi vivere per la vendetta, devi vivere per uccidermi... devi vivere per restituirmi l'onta che sto per infliggerti. Si... lo sento, percepisco la tua rabbia che monta, ma non è niente in confronto a ciò che accadrà tra qualche istante quando sarò tra le tue gambe.

Si ricordò delle parole di Madras: - Quando un uomo ti impone la sua arroganza alla fine di una battaglia persa e sai che non potrai evitare la peggiore delle infamie... spegni la mente ed il corpo e fa' che debba nutrirsi soltanto di carne morta.

A nulla sarebbe servito dibattersi, se non ad infuocare l'altrui desiderio, l'Imperatrice degli Hammers rilasciò ogni muscolo, spense ogni pensiero... avvolse l'anima nel groviglio delle tenebre e si addormentò nel sonno più profondo.

Solo il rumore del vento che soffiava tra le sartie e il riflusso delle onde contro lo scafo; lo scricchiolio sinistro delle travi si confuse coi movimenti incombenti del Generale Jakueros che intinse ogni istante di quella notte nell'odio più profondo.

In quello stesso momento, Xar mise piede sulla spiaggia di Tannino, accompagnato da carpentieri di Mantigo e dalle merci arrivate da ogni parte di Arcano. Poco più in là Aragon e Nurah davano disposizione affinché le loro pericolose misture fossero scaricate con cautela, mentre l'andirivieni delle Amazzoni si faceva sempre più pressante.

Tannino sarebbe divenuta una Fortezza, avamposto sul mare di una Terra che non si sarebbe mai piegata agli invasori. - Qui scorrerà il sangue dei nostri nemici, - esclamò lo Sciantares - e nessuno di loro tornerà mai indietro a raccontare di aver vinto una battaglia.

L'impresa più ardua fu trasportare uno dei cannoni sulla vetta più alta di quello scoglio impervio ma, una volta in cima, la sua bocca da fuoco poteva dominare il riflusso di ogni onda, pronta a sputare il pesante carico di morte su ogni nave che passasse nei dintorni. Un sistema di tronchi girevoli permetteva di spostare il tiro in ogni direzione, l'entusiasmo era alle stelle, eppure nessuno era certo che avrebbe mai sparato.

- Se la proprietà del Marv è quella di espandere nell'aria la sua potenza, - spiegò Nurah - riempire la canna con questa polvere da fuoco significa costringere la sua forza in una sola direzione, la stessa in cui si troverà la palla di pietra che costituisce l'unica via di sfogo.

Asiram prese per mano Kristal ed insieme fecero tre passi indietro.

- La difficoltà sta nel comprendere quanta polvere sia necessaria per scagliare il colpo ad una distanza stabilita, - continuò la Strega - e per quanto i calcoli di Aragon posano essere precisi, nessuno di noi è in grado di prevedere il risultato.

- E' per questo che siamo qui stamani, - spiegò il Mago - per approntare una pergamena di gittata che confermi le nostre supposizioni.

Questa volta fu Kristal ad indietreggiare di qualche passo, trascinandosi dietro l'anziana Madras di Kolise.

Berserk, poco incline a questi ragionamenti, infilò un braccio nella bocca della canna e cercò di rovistare sul fondo: - Non c'è nulla, - grugnì - non è meglio che lasciamo perdere questi esperimenti e usiamo il cannone facendolo rotolare sulle navi che entreranno nella baia?

- Non riesci a toccare niente perché la polvere e la palla di pietra sono giù, in fondo, - rispose Aragon - la potenza del Marv è immensa, ne basta un palmo per far crollare un'intera caverna.

Fu allora che il rude Guerriero sguainò la spada e la rigirò nella canna, brontolando commenti osceni: - ...non funzionerà mai, - scosse il capo - il fuoco non può spingere il sasso in salita per farlo rotolare giù dal picco, non facciamo prima a scagliarlo con una catapulta?

- Ma perché stiamo perdendo tempo a discutere di tecnica con questo animale, - sbottò Nurah - scoppiamo un colpo col cannone e poi, forse, capirà di che stiamo parlando.

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Abel Wakaam