Arcano la Quinta Era

75° capitolo

Al Tempio

Nella piana di Bakar, lo scontro era ormai degenerato in una caccia spietata verso gli ultimi nemici sopravvissuti. Solo Mirko, con i suoi uomini più fidati, riusciva ancora ad impegnare la Guardia Imperiale e Nimira pretese che nessuno intervenisse a darle man forte. - Quest'uomo è mio, - ordinò alle sue Amazzoni - e giuro fin d'ora che gli strapperò il cuore per portarlo in dono a Myrt su di un piatto d'argento!

Alla fine restarono solo loro due, circondanti dagli Hammers che trattenevano a stento il grido di vittoria che pulsava nella gola, per lasciarlo sfociare con l'esultanza della vittoria... appena l'ultimo dei Brauni fosse caduto.

- Non puoi battermi, - fu la sfida irridente di Mirko - ho insegnato l'arte di usare la spada a Mihoky e non sarò stolto quanto lui nel momento supremo. Che succederà quando il tuo popolo ti vedrà supplicante ai miei piedi, chi porterà il mio cuore sul vassoio d'argento mentre il tuo rotolerà nel fango?

- Pensa a combattere... - fu la laconica risposta di Nimira - è già scritto che nessuno straniero potrà mai sconfiggere l'Imperatrice degli Hammers.

I capelli raccolti in una lunga coda, i muscoli tesi allo spasimo ed i suoi tratti femminei ricoperti dal sangue raggrumato della lunga battaglia. Era ormai un intero giorno che combatteva senza sosta, dall'alba al tramonto senza un attimo di respiro.

- Fa' qualcosa padre, - tentennò Hirih, preoccupata di ciò che sarebbe potuto accadere - nessuno può resistere tanto a lungo stringendo una spada.

- Questa è la sua guerra, - sentenziò Xar, fingendo una tranquillità che non poteva avere - deve vincerla da sola!

Fu allora che il cerchio si strinse attorno ai contendenti sino a diventare un anello di pochi passi dia diametro: - Lo vedi, - sospirò Nimira, nascondendo la Hatzuy dietro la schiena sudata - il mio cuore batte all'unisono con quello di ognuno di loro. Non si può spezzare un vincolo di sangue che unisce tante vite in un solo insieme... noi siamo la Terra dell'Arcano ed è per questo che hai perso la tua ultima sfida.

- Non ancora, maledetta vipera velenosa, - reagì Mirko, assalendola con veemenza - senza testa nessun serpente sopravvive...

Quel che accadde in quella frazione di secondo restò impresso in mille pupille incantate dal crepuscolo. Nessuno vide la lama lucente saettare nell'aria pregna di tensione, me ne avvertì soltanto il bagliore accecante che, scivolando sul filo lucente dell'ultimo raggio di sole, recise entrambi i polsi dell'ultimo soldato nemico.

- Non si stringe mai una spada con entrambe le mani, - affermò l'Imperatrice nel silenzio più totale - e non si sfida mai un'Amazzone davanti al suo popolo... se non per morire!

Un secondo colpo, netto, potente, preciso, mise fine al respiro affannoso di quell'uomo in balia di se stesso, aprendogli un tremendo squarcio nella carotide. Il sangue spillò come il buon vino da una botte caduta dal carro ed il suo cuore fu strappato dal petto prima che esalasse l'ultima pulsione vitale.

Lo sentii... sentii chiaramente il grido di vittoria che salì fin sulla cima del monte Orsa, e nella piana di Bakar scese finalmente la notte.

- Con vuoi farò i conti più tardi! - furono le ultime parole di Nimira, che passò tra Hirih e Xar, dividendoli dal loro abbraccio - ora devo raggiungere il Tempio per chiudere davvero questa partita.

 La notizia della vittoria fece passare in secondo piano la situazione al Tempio dei Sogni, dove le Sacerdotesse erano tenute in ostaggio da Molina e dai massimi Dirigenti della Global Detector, nell'ultimo tentativo di salvarsi la vita. La missiva con sigillo imperiale non dava adito a incomprensioni: - Nessuna trattativa sino al mio arrivo. - vi era scritto a lettere rosse su fondo giallo, e un nastro vermiglio col marchio in ceralacca dello stesso colore sigillava la pergamena indicando la massima priorità dell'ordine.

Il fuoco incrociato dei militari assediati aveva già fatto le sue vittime. Una dozzina di Amazzoni e sette Guerrieri erano caduti nel tentativo di mettere fuori uso la navetta, distrutta poco prima dell'alba da due enormi sequoie fatte cadere di proposito sulla sua postazione.

Per tutta risposta, alcune Sacerdotesse furono gettate dal balcone degli Dei, un'apertura posta nella parte più alta della copertura in scaglie di ardesia brunita.

- Chi c'è all'interno, oltre alle Sacerdotesse? - domandò Nimira, scendendo stancamente da cavallo.

- Alcune Amazzoni venute a pregare, - confermò Asiram, che presiedeva il Consiglio di Guerra -  ...ma anche le due Madras che non hanno risposto all'appello.

- Aria e Kristal, - continuò l'Imperatrice con un gesto di stizza - posso capire la prima... ma perché l'altra ha lasciato Kanveska?

- Non essere severa con tutti noi... nessuno poteva prevedere che il nemico sarebbe venuto al Tempio per profanarlo con i festeggiamenti per quella che credevano una vittoria.

- Lo sai che non possiamo trattare, dobbiamo entrare lì dentro con la forza per debellare l'infezione che ha contagiato per troppo tempo il nostro Pianeta.

- Rischiando la vita delle nostre sorelle?

- Lo farei anche se tra gli ostaggi ci fosse mia figlia, - ribadì l'Imperatrice - è l'ultimo prezzo da pagare!

Quando arrivai al Tempio dei Sogni, la gioia per la vittoria contro gli invasori si era trasformata in disperazione per gli Hammers caduti sul campo, ed angoscia per quelli che si trovavano prigionieri del nemico. - Nimira vuole attaccare ad ogni costo, - mi informò Asiram - e forse è davvero l'ultimo dei sacrifici che ci vengono richiesti per sconfiggere gli invasori.

- Per quanti ne uccideremo, altrettanti ne arriveranno per continuare il loro sporco lavoro, - affermai, zittendo tutte le voci che brulicavano nello spiazzo antistante al colonnato - questa volta non saranno le nostre spade a rendere giustizia allo spirito dei morti, qualcuno sa se Asha è ancora viva?

Kethry si fece avanti col capo chinato in avanti: - Ha perso la vita al primo attacco dei Brauni, - singhiozzò - e lo ha fatto per difendere una Terra che non era la sua.

- Allora mandate qualcuno nel suo alloggio a ritirare gli indumenti che indossava quando è arrivata sul nostro pianeta. Che siano portati immediatamente qui, insieme a tutti gli oggetti che le appartengono. Li restituiremo agli inviati degli Stati dell'Unione affinché possano riportarli nella sua Patria, qualunque essa sia!

L'Imperatrice mi si fece incontro con aria truce, le mostrai un vaso di vetro pieno di larve di Lakiki ed i suoi occhi mutarono immediatamente espressione.

- Il Custode vuol forse scatenare gli spettri dell'antica mattanza? - domandò, fingendo stupore - Devo dunque credere che il sigillo della tomba di Kall sia stato divelto?

- Quando il potere degli uomini non può sovvertire il corso degli eventi, - replicai - serve la mano dell'ignoto per cambiare colore alle nuvole. Mancano tre rintocchi al crepuscolo... prima che il mantello della notte si solleverà un'altra volta, il cuore dei nemici smetterà di pulsare nella Terra dell'Arcano!

Il baule di Asha era di un metallo lucido e leggero. Sul coperchio era incollata una pergamena lucente, che riproduceva fedelmente i volti di chi aveva di più caro, e all'interno quelle poche cose che aveva portato con sé, mischiate con quanto di più semplice aveva trovato da noi. Un medaglione, un dente di Drakor, foglie, fiori essiccati, profumi... e la missiva con cui fu informata di esser parte integrante della Terra dell'Arcano, col sigillo delle Amazzoni con cui aveva combattuto.

Feci allontanare gli Hammers dal colonnato e restai da solo, in ginocchio, a gridare verso il sole morente un'ultima preghiera. Poi, a piccoli lenti passi zoppicanti, mi avvicinai al portone del Tempio, trascinando faticosamente il baule.

Fu la voce di Molina ad intimarmi di non oltrepassare la scalinata di basalto grigio. - Cosa vuoi vecchio demente? - mi insultò - Hanno mandato te perché la tua vita vale meno di una scaglia di Miara?

- Solo un Custode può aprire e chiudere la storia della nostra vita, - risposi, inginocchiandomi in segno di resa - vi è concesso il diritto di lasciare il pianeta in cambio degli ostaggi. Nimira ha dato la sua parola e tu sai quanto vale l'impegno di un'Imperatrice!

- E quel baule?

- Una figlia degli Stati dell'Unione ha combattuto accanto a noi l'ultima battaglia, è suo desiderio che qualcosa di sé possa ritornare alla famiglia.

- Stupidi sentimentali, - sghignazzò Molina, rovistando tra quelle povere cose - qui si decidono le sorti dell'Umanità e voi perdete tempo in queste ignobili pagliacciate!

- Il tempo è l'unica certezza che ci resta, - la incalzai - se si ferma, siamo perduti.

Non mi umiliò il suo sputo, non più dei calci che diede al baule nel tirarselo appresso oltre il portone. - E' per questo che non vincerete mai, - mi limitai a bisbigliare - noi siamo un Popolo e voi solo un'orda di barbari invasori.

Il mattino seguente, una ad una, le Sacerdotesse sortirono dal tempio in una lunga fila. Davanti a loro le due Madras con gli occhi rossi come il fuoco della quinta essenza. Aria mi guardò e cadde a terra svenuta, sorretta dall'abbraccio di Kristal che ebbe il coraggio di chiamarmi "vecchio pazzo scatenato".

La larve di Lakiki avevano sbaragliato il nemico, muovendosi silenziose come i fantasmi di guardia sulle tombe dei nostri Avi. - Senza colpo ferire, - commentò Nimira, appoggiandosi alla mia spalla - nessuno di loro aveva mai contratto la febbre dormiente!

- Che i loro corpi siano cosparsi d'olio di noce e dati alle fiamme, - ordinò Nurah alle Streghe - e la febbre delle Sacerdotesse curata con effluvi di Melensa, mista a sputo di Drakor.

C'era uno strano silenzio dopo tante grida, ma ben sapevo che anche stavolta il tempo avrebbe curato tutti i mali, strappando dai vincoli della memoria il dolore che non può essere curato, per trasformarlo nel respiro atavico che unisce ogni Hammers in un unico cuore pulsante. 

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Abel Wakaam