Arcano la Quinta Era

73° capitolo

La battaglia di Bakar

Uomini e cavalli al galoppo sfrenato, zoccoli che scavavano nel manto erboso, sollevando la torba scura nell'aria pregna di sbuffi e grida. La cavalleria Brauni scese lungo la piana di Bakar come un rombo di tuono, puntando sull'avanguardia degli Hammers alle prese con gli Sciaves.

Aragon scosse il capo, chiamando a raccolta i suoi uomini in attesa. Le Streghe si posero al loro fianco, salutando i magici fratelli con un urlo acuto di richiamo. - Tocca a noi, - gridò il Mago Supremo - non possiamo assistere in silenzio a questa carneficina!

Il vento agitò di colpo i lunghi mantelli neri e nel medesimo istante le fiamme si alzarono dalle cataste di canne da fumo, impregnando il cielo di un odore dolciastro e pungente. Il nitrire dei cavalli in corsa si fece nervoso quanto il terrore che brillò nei loro occhi incerti... alcuni si impuntarono all'improvviso, diventando un ostacolo insormontabile per gli altri che seguivano.

In pochi riuscirono a superare il fuoco che bruciava alto, il grosso delle forze si ritrovò ingarbugliato in un enorme tramestio, investito dal fumo acre dell'oppio, avido di ogni respiro. Tutto mutò senza preavviso, come se gli spiriti delle tenebre fossero insorti dall'eterno oblio, richiamati dagli oscuri sortilegi invocati dai padroni di Krymenia.

Nulla poterono gli Sciaves contro quella massa strepitante, armata di ogni stranezza, e le loro zanne aguzze dovettero recedere di fronte alle pozioni urticanti che piovevano da ogni parte. - Dobbiamo far presto, - ordinò Aragon, brandendo un bastone d'avorio a cui aveva applicato una lunga lama ricurva - le fiamme non potranno durare in eterno e dobbiamo essere pronti a colpire nel gruppo.

Raccolsero gli archi e le balestre dai corpi senza vita, e si inginocchiarono al fianco degli arcieri sopravvissuti, intingendo la punta dei dardi nella sacca del veleno.

- Ora! - ordinò Astor, controllando dall'alto di un baldacchino la situazione oltre la coltre di fumo - Tirate ad altezza del torace esattamente sulla linea della seconda catasta.

La pioggia di frecce arrivò nel mucchio disordinato trafiggendo uomini, cavalli e armature, sotto gli occhi stupefatti di Mirko che incitò la seconda ondata all'attacco, impartendo ordine ai Comandanti affinché si dividessero in due tronconi. - Li prenderemo a tenaglia, - sbottò - e questa volta non avranno più paraventi dietro cui nascondersi... sono allo scoperto.

Sul fronte nord, la Guardia Imperiale incrociò le armi con la Brigata della Morte ed immediatamente Negrus cercò Nimira, assalendola con veemenza. - Sei fortunata, cagna bastarda, - le urlò - dovrò batterti con la mano sbagliata perché una delle tue rognose Amazzoni è riuscita a mettermi fuori uso quella buona!

- Allora non avrai scuse, - gli rispose l'Imperatrice, spostando la spada nella sinistra - quando si racconterà che sei stato tragicamente sconfitto al primo assalto nella piana di Bakar.

Benché in inferiorità numerica, la Guardia Imperiale dimostrò da subito il proprio valore, impegnando duramente gli avversari in uno scontro di violenza inaudita.

Liberai le due colombe per Myrt e Diamante nel medesimo istante in cui la seconda ondata nemica impattò contro gli Hammers: - Ora non ci resta che vincere questa battaglia, - sussurrai, fissando la posizione di Hirih e Anuk in completa solitudine - altrimenti saremo carne da macello.

- Perché non danno quel maledetto ordine, - grugnì Paido, esasperato dall'attesa - senza la cavalleria, dei nostri fratelli non se ne salverà nemmeno uno!

Aragon portò i suoi combattenti al centro della piana, quasi a ridosso del groviglio di cadaveri che occupavano l'area a ridosso dei fuochi ormai spenti: - ... usate i cavalli morti come riparo, - urlava - se restate nel prato diventeremo concime per i cespugli di rovo!

- State pronti, - intervenne Astor, scendendo d'un balzo dal baldacchino - adesso tocca a noi!

Strappò le redini dalle mani dello stalliere, saltò in groppa al suo destriero e si posizionò alla testa dei Dragoni. Li passò in rassegna con lo sguardo, soffermandosi sugli occhi spauriti dei più giovani, poi emise un urlo lacerante e spronò il cavallo all'attacco. I cento metri che lo separavano dalla seconda ondata Brauni furono i più lunghi di tutta la sua vita.

Non ho mai compreso a cosa pensi un guerriero quando va incontro alla morte... forse non c'è il tempo di capire, o semplicemente ci si lascia trascinare dall'impeto senza domandarsi nulla. C'era un frastuono infernale nella piana di Bakar, ma i Dragoni percepirono solo un impalpabile silenzio, quasi che la mente stesse correndo in un'altra dimensione dove il corpo non può estendersi.

Immobili e inamovibili, come soldatini di zama attaccati al piedistallo e messi in fila per gioco sul sentiero impervio della vita. Ondeggiavano al vento che li cullava lentamente nel loro equilibrio incerto, aspettando che i dadi truccati ne travolgessero la fragile esistenza. Quando il rumore sordo degli zoccoli si tramutò in quello stridente dell'acciaio, le prime file si intrecciarono in un abbraccio mortale, fondendosi nel colore del sangue e della sofferenza.

E' questa l'esatta ipocrisia della guerra, ci si nasconde, ci si rincorre per giorni fino a ritrovarsi in un fazzoletto di terra dove non c'è spazio nemmeno per muoversi, per respirare... per combattere. Non valgono più gradi, mestiere o forza bruta e tutto avviene quasi per caso, mettendo uno contro l'altro anime e corpi che non si sarebbero mai incontrati altrove.

Solo i saggi ne restano fuori, ma hanno anch'essi bisogno di chi li difenda e scelgono i loro eroi sulla base di uno spirito mai domo, che conduce ogni essere umano a credere di farsi carico dell'unica giusta causa.

E in quello spazio ristretto, pur al cospetto di mille volti impazziti, ci si sente soli. Ci vorrebbero mille occhi per guardarsi intorno e mille polmoni per riuscire a non fermarsi mai... chi cade viene calpestato da chi corre... e nessuno ha il tempo di fermarsi a pensare. 

Strategia... quale strategia o quali insegnamenti si possono mettere in atto quando si combatte schiena a schiena ed il nemico è così numeroso che, ovunque guardi, incontri solo i suoi occhi satanici. No, in quel frangente si agisce come animali braccati, dimenandosi come ossessi per sfuggire alla falce lucente che rotea nell'aria in cerca di teste da mozzare.

La terza ondata Brauni si scatenò al cenno di Mirko e nello stesso istante Negrus colpì sul muso il cavallo dell'Imperatrice, costringendola a terra.

- Ora basta! - inveì Nimira, gettandosi verso il comandante nemico come una furia scatenata, lo aggirò di lato ancor prima che riuscisse a manovrare le redini e caricò tutta la forza che aveva in corpo su un fendente traverso. Colpì il ventre del suo destriero, impennatosi in preda al terrore, e la lama passò interamente le interiora, fuoriuscendo dal ginocchio del nemico.

- Non ho più tempo da perdere con te! - continuò, vedendolo rotolare insieme all'animale in agonia, lo rincorse per qualche passo e lo finì, sgozzandolo col dorso della sua spada Hatzuy.

Chi stava peggio erano i Dragoni Dulkar, allo stremo delle forze, e seppur fossero accorse il loro aiuto le Mokada e la Gana, liberatesi dagli Sciaves, il nemico continuava ad essere troppo numeroso per sperare di poterlo sconfiggere.

L'impatto della terza ondata incrinò la resistenza degli Hammers, già impegnati sul campo di battaglia al di là dei propri limiti, ma nessuno indietreggiò di un passo... nessuno che avesse ancora un cuore pulsante di vita.

- Siamo gli occhi del Drago, - sospirò Anuk, inorridita da tanto sangue - ma avrei preferito non assistere alla disperazione dei nostri fratelli!

Fu quel tremore inquieto dentro di lei a scuoteva dal torpore. - Non voltarti, - le ordinò Hirih - il corpo del drago sta arrivando per riacquistare la vista.

Lo intravidi per un batter di ciglia sul costone roccioso che arginava la valle, scendeva dal pendio con la sua lunga coda color vermiglio, saltando come un nugolo di cavallette impazzite che ammarano nel grano in burrasca. Il muso del drago era d'oro e massiccio, s'allungava verso la radura in cerca delle pupille sperdute e muoveva le spalle possenti al ritmo implacabile dei tamburi.

Nimira lo scorse tra un fendente e un grido disperato, affondò la lama nell'ennesima gola e chiamò a raccolta la Guardia Imperiale. - Disimpegnatevi da questo inutile scontro, - gridò, valutando le consistenti perdite subite dalla Brigata della Morte - il nostro posto ora è là... accanto all'ala destra del Drago!

Quando s'innalzò nel cielo il suo orrendo grido, anche i Brauni non poterono fare a meno di voltarsi nella stessa direzione. - Che diavolo è mai quella cosa che si muove nel bosco, - domandò Mirko, indicandola con la punta della lancia - mandategli incontro un'intera Brigata e spazzatela via prima che possa scendere verso Bakar.

Ah... se quello stupido e stolto avesse saputo chi aveva davvero di fronte, non avrebbe perso tempo a fronteggiare l'ignoto e si sarebbe inginocchiato al suo cospetto, chiedendo pietà per i propri peccati! L'odore forte del muschio d'oriente si levò dalle cime degli alberi millenari, scardinando quello del sangue ancora vivo che ricopriva i prati in fiore.

- Che cos'è? - domandò Anuk, trattenendo a stento un fremito di terrore.

- Il Drago è con noi, - sorrise Hirih - non possiamo più perdere questa battaglia! 

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Abel Wakaam