Arcano la Quinta Era

71° capitolo

La lunga attesa

Quando Nimira venne a conoscenza della tragica fine toccata al falco, si lasciò scappare un'espressione di compiacimento, subito notata dalle Ninja, una delle sue Kopler più fidate.

- E' la prima volta che vi vedo sorridere da tanto tempo, mia Signora... - disse, pentendosi immediatamente di aver osato tanto - sono dunque finiti i giorni della sventura?

-  Manda una pattuglia a sgozzare gli ultimi cani da guardia che i Brauni hanno lasciato lungo il percorso, - rispose l'Imperatrice, stringendo l'elsa della spada - domani all'alba partiremo per la piana di Bakar.

- Quante Amazzoni devo lasciare a protezione della Corte?

- Partiremo tutti! - sentenziò - Lasceremo chi non è in grado di combattere al Palazzo Imperiale e raggiungeremo i Dragoni per assisterli nella più grande battaglia che sia mai stata combattuta nella Terra dell'Arcano. Manda una missiva a Myrt e a Diamante affinché sia pronte a passare il Kruill per assalire le forze nemiche.

- Non capisco, - balbettò la Kopler - le Truppe Imperiali stanno presidiando i confini lungo il fiume... uscire allo scoperto potrebbe essere un'imperdonabile imprudenza.

- Le guerre si vincono col coraggio, con la strategia e con l'aiuto del fato. A Bakar sono accampati sette migliaia di Brauni che credono d'aver già vinto la partita, ma capiranno ben presto che non è conveniente svegliare il drago sopito!

La reazione di Mirko alla notizia dell'incidente fu a dir poco furiosa! Chiamò i Comandanti a rapporto e li informò sui fatti. - Non arriveranno altri rinforzi, - urlò, roteando la spada per aria per sfogare la rabbia che aveva in corpo - questa notte il cargo è finito fuori rotta a causa della bufera che ha strappato i segnali luminosi... e si è schiantato contro la montagna. Questo significa che non arriverà più niente e nessuno... quindi dobbiamo essere in grado di spazzar via questi straccioni e attaccare le Truppe Imperiali da soli.

- Le vedette ci hanno informato sull'entità delle forze avversarie in campo, - intervenne Negrus, il Generale della Brigata della Morte - se contiamo anche i loro cavalli, sono la metà di noi!

Tra le risa generali gli fece eco Swam, molto più prudente nel costatare quanto fosse pericoloso sottovalutare gli avversari: - ...sono ben armati e motivati, - spiegò - non dimenticate quel che hanno fatto queste Amazzoni e questi Guerrieri per difendere la loro terra dai precedenti invasori.

- Ma noi non siamo invasori, - lo ridicolizzò Mirko, tagliandogli entrambe le spalline su cui erano appuntati i gradi - bensì i nuovi padroni del pianeta. Ho saputo dei tuoi insuccessi nella palude, caro Comandante... ma io sono un uomo molto generoso e ti darò modo di farti onore guidando l'avanguardia sul capo. Già ti vedo con la sciabola sguainata in testa al gruppo, sono certo che saprai puntare al cuore del Comandante dei Dragoni... è lui il primo che dovrà cadere. Hai qualcos'altro da dire?

- Dovevamo attaccare tre giorni fa, - reagì, mostrando chiaramente di non gradire la conduzione della campagna militare - ormai il nemico si è organizzato e sconfiggerlo ci costerà sangue e dolore.

- Interessante prospettiva, - continuò Mirko, sempre più furioso - ora spiegami cosa ti induce a credere che settemilaseicento uomini e duemila Sciaves possano trovarsi in difficoltà contro un nemico che è numericamente inferiore e incapace di condurre una battaglia in campo aperto! Siamo tre volte più di loro Swam... di cosa hai paura?

- La morte la si incontra ogni volta che si sguaina una spada e si guarda il nemico negli occhi, - sentenziò il Comandante - dobbiamo forse nasconderci che potremmo lasciare un terzo delle nostre forze sulla piana di Bakar? E' così assurdo pensare che siano in grado di infliggerci una simile perdita?

- Questa volta gli Sciaves ne divoreranno la metà prima ancora che incroceranno le nostre armi, - sorrise, tra l'euforia generale - e gli altri ci mostreranno la schiena invece della spada.

- Se gli Dei ci assisteranno, - sussurrò Swam, abbassando il capo - ...se gli Dei ci assisteranno!

Furono le sue ultime parole prima che il filo tagliente della lama gli troncasse il collo in un sol colpo: - Gli Dei, come i sacerdoti, sono sempre dalla parte del più forte, - gridò Mirko, asciugandosi la guancia dallo schizzo di sangue che l'aveva colpito in pieno volto - e i vigliacchi non sono degni di scendere sullo stesso campo dove combattono i vincitori.

 Quella notte, la luna scomparve dietro le nuvole sfilacciate che oscuravano il cielo per lasciare alle ombre tetre dell'inferno il ruolo di protagonista negli incubi di tutti noi.

- Non li lasceremo chiudere occhio un solo istante... - sospirò Kethry, strisciando con le Mokada nell'erba alta.

- Ma non dormiremo neppure noi, - la interruppe Megane, tesa come la corda di una balestra - e domani saremo stanche uguali sul campo di battaglia!

- E' la prima volta vero, - le domandò la sua Comandante - non hai mai ucciso nessuno in combattimento?

- Non è un problema se devo sgozzare uno di questi maledetti invasori!

Le Amazzoni aggirarono le sentinelle di guardia, ma gli Sciaves dell'accampamento ne fiutarono la presenza, mostrando chiaramente il loro nervosismo. Fu allora che, dalla parte opposta, Nusuth e le sue Gana lanciarono un nugolo di frecce incendiarie verso il recinto dei cavalli, creando il panico fra gli animali.

Immediatamente le trombe d'allarme risuonarono nel campo e quattro pattuglie di Brauni si appostarono ai lati dello schieramento, cercando nel buio assoluto la presenza delle Amazzoni. - Spegnete tutte le fiaccole, - ordinò Negrus, assumendo il comando delle operazioni - altrimenti diventeremo un facile bersaglio.

- E' il tuo momento, - sussurrò Kethry, rivolgendosi a Megane - se riuscirai a colpirlo ti promuoverò a Kopler!

- Ci provo... - balbettò l'Amazzone.

- Non devi provarci, devi piantargli una freccia in una spalla.

- Lo colpirò al cuore...

- Da questa distanza non riusciresti ad oltrepassare la sua corazza, - le spiegò la comandante - guarda bene come tiene la spada, è mancino, per cui punta alla spalla sinistra e domani sarà pane per qualsiasi dente.

Il sibilo del dardo solcò l'aria, fischiando la sua arcigna canzone di morte. Passò tra il fumo e le grida del nemico, infilandosi nella scapola con un colpo secco quanto improvviso. Negrus lasciò cadere la spada ed inveì contro il mondo intero. - Là... oltre quel faggio spezzato, - urlò, individuando chiaramente da dove fosse partita la freccia - chiunque mi porti quella cagna bastarda avrà in premio dieci razioni del miglior arrosto di montone!

- Adesso la nostra vita vale quanto un capra, - disse Megane, seguendo le compagne in fuga - se invece che alla spalla avessi mirato all'occhio sinistro ora non starei nemmeno a preoccuparmi!

- Hai meritato la promozione, - la rincuorò Kethry - ma adesso basta fuggire... li aspettiamo alla strettoia per la più classica delle imboscate.

Miglior sorte era toccata alle Gana, arrampicatesi fin nel punto più alto della scarpata, da dove era più semplice vomitare dardi incendiari sull'accampamento, restando fuori tiro dagli arcieri nemici. - Mirate alle tende, alla biada dei cavalli e a tutto ciò che possa fare fumo, - furono gli ordini di Nusuth - non importa se non colpiremo i Brauni, ciò che conta è portare il caos nel campo.

Ben presto, quella notte divenne il furioso antipasto di quel che sarebbe avvenuto all'indomani, quando il primo raggio di sole avrebbe annunciato il suono della battaglia.

Più che per le perdite, Mirko era inviperito dai danni provocati dagli incendi e dall'immensa fatica costata per domarli. Inoltre, Negrus ferito era uno smacco per gli uomini della sua Brigata, abituati ad averlo come punto di riferimento nel mezzo del combattimento. - Cavalcherò alla loro testa come è sempre stato, - sbraitò, mentre il curatore gli estraeva la punta della freccia dalla spalla - non sarà una ferita a tenermi lontano dal godimento supremo!

 All'alba, la nebbia pareva un enorme lenzuolo grigio, adagiato sui prati umidi della piana di Bakar, in attesa di una bava di vento che lo asciugasse al primo sole del mattino.

- Se non si alzerà la brezza, - scosse il capo Astor, perlustrando il terreno - i nostri piani saranno da rivedere.

- Arriverà... - lo rincuorò Aragon, stringendo i lacci del corpetto di cuoio - senza di essa le nuvole non si alzeranno e resteremo sepolti in questa foschia.

- Più che sepolti... protetti, - commentò il Dragone, dando ordine che due pattuglie di esploratori sondassero gli spostamenti del nemico - quando le Terra dell'Arcano solleverà il suo mantello, potremo guardare il faccia il nostro destino.

- Il destino di tutti noi è già scritto, - rispose il Mago - si tratta soltanto di rendergli onore nel migliore dei modi. Quando nella vita non si può scegliere... amico mio, non resta che combattere, e noi siamo qui per questo!

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Abel Wakaam