
Arcano la Quinta Era
63° capitolo
Sciaves

Quello che
accadde quella notte nella Piazza di Kolise fece ben presto il giro delle
Kioskas ed ognuno amplificò l'eco di quella follia, trasformandola in
un'impresa epica. Non che si potesse considerare normale lo sguinzagliare
uno Sciaves infuriato per insegnare ad un Dragone come lo si combatte,
ma nemmeno il combattimento fu così esaltante come lo si era descritto.
D'altronde, affrontare quelle bestie nel loro elemento naturale era ben
diverso dalla rappresentazione da circo messa in atto dallo Sciandares,
eppure quel suo modo di affrontare la belva... quel suo aspetto mistico
e misterioso, l'avevano consacrato come fosse l'eroe che tutti si aspettavano
di incontrare.
- Ero certa
che mi avresti messa in questa spiacevole situazione! - gli rimproverò
Asiram, accogliendolo nel Pulp - Dal palazzo Imperiale è giunta una missiva
di Nimira che chiede spiegazioni... e sai bene che non posso mentirle.
- Fa' ciò
che devi ed io agirò di conseguenza come ho sempre fatto, - rispose lo
straniero - e se l'Imperatrice vorrà la mia testa, gliela consegnerò su
di un piatto d'argento.
- Sei tornato
per lei vero... gli Sciaves non hanno nulla a che fare col tuo arrivo
a Kolise!
- Sono tornato
perché voglio essere me stesso e non delegare ad altri ciò che spetta
per diritto e dovere solo a me.
- L'ho vista
sai... assomiglia ad entrambi, cocciuta e selvatica come un puma che ha
appena imparato a saltare, e la sua strada è troppo irta di ostacoli perché
qualcuno possa tenerla coi piedi per terra.
- Ha bisogno
di me quanto io di lei... - continuò lo Sciandares, facendosi cupo in
volto - e non voglio che rischi la sua giovane vita prima che sia davvero
pronta ad affrontarla.
- Questo
accade a tutti i padri... e a tutti i figli, mio caro Xar, - lo abbracciò
l'anziana Madras - ma sai anche quali sono le leggi di questo mondo, e
stai certo che nulla farà cambiare idea a Nimira.
- Mi manca
anche lei, - sussurrò lo Sciandares - più di quanto tu possa immaginare.
- Quando
la nostra amata Imperatrice saprà che hai dormito a casa di un'Amazzone
conosciuta in Taverna, le mancheranno le nostre teste appese ai pennoni
più alti della torre, questo almeno potevi evitarlo!
- Questa
notte ho visto brillare la luce di una lampada sulla tua finestra, - sorrise
Xar - ma il vecchio Brigante non mi avrebbe mai perdonato se avessi bussato
al portone della Madras di Kolise...
- Va'...
sparisci prima che sia troppo tardi, - gli intimò bonariamente Asiram
- ho l'atroce sospetto che stiano arrivando le Truppe Imperiali per condurci
nelle segrete del Palazzo, condannati a mangiare pane ed acqua fino alla
fine dei nostri giorni.
Xar mimò
un inchino, si concesse alla sua ultima carezza e si affrettò a raggiungere
l'alloggio che aveva condiviso con Quasar.
L'Amazzone
era ancora malconcia, ma non certo quanto Stonk, felice di aver superato
la prova notturna, ma pieno di graffi e ferite per gran parte del corpo.
Posava col sangue raggrumato sui possenti muscoli, sotto agli Sciaves
appesi davanti alla Taverna, e raccontava per l'ennesima volta come vanno
affrontati con attenzione... perché ogni errore può costare la vita.
Le pelli
furono vendute all'asta ad un Mercante di Launam, disse di essere stato
incaricato direttamente da Madras Kassandra che voleva arricchire il Mercato
settimanale con qualcosa che attirasse compratori da ogni dove, ma tutta
questa enfasi attorno alla vicenda non poteva restare un segreto per pochi.
La prima
a saperlo fu Hirih e subito salì sulla torre più alta per nascondere quel
sorriso beffardo che accompagnava uno strano tremore nel ventre. Appena
mi vide, richiamò la mia attenzione a grandi gesti, poi, inappagata dalla
mia aria stupita, si mise a gridare a gran voce la sua euforia.
- Dimmi che
è venuto per me? - mi domandò più tardi, lontano da orecchie indiscrete
- Non posso credere che sia qui solo per aprire una nuova bottega.
- E chi ti
ha raccontato tutto questo? - le risposi, trattenendo l'impeto che mi
velava la voce - Sai bene che i legami di sangue sono più forti di ogni
catena... persino di quelle che lui stesso ha forgiato.
- La gente
dice che stanotte ha dato spettacolo in piazza... e stringeva in pugno
una spada come la mia. Ha lasciato liberi quattro Sciaves che teneva in
gabbia e li ha affrontati con l'ardore di un guerriero. Perché vuol far
credere di essere un semplice Armiere con una passione sfrenata per la
caccia?
- Preferiresti
che gridasse al mondo che è tuo padre, - la consolai - ben sapendo che
per legge non può nemmeno pretendere di avvicinarti in pubblico?
- Le leggi
sbagliate si cambiano, - sbottò Hirih - e se non lo farà mia madre, lo
farò io a tempo dedito.
Lo sapevo
che avrebbe disobbedito! Lo si poteva leggere nei giovani occhi vispi
che il tempo aveva lasciato trasparenti come l'acqua di sorgente e, quando
all'imbrunire sentii scalpitare gli zoccoli del suo cavallo, mi affaccia
dalla torre mostrandole il pugno serrato in segno di avvertimento.
Certo non
potevo immaginare che suo padre alloggiasse da Quasar, la litigiosa Amazzone
di Gana, e nemmeno che avessero preso con loro anche quella furia vivente
di Stonk, l'unico Dragone a non aver trovato un cavallo che reggesse la
sua stazza. Neppure io, però, sapevo quale misterioso motivo avesse spinto
Xar ad infrangere la prima regola di Arcano, ma in cuor mio avevo sempre
sperato che si ribellasse alla logica ancestrale che separava per sempre
l'Imperatrice dal suo carnale consorte.
Furono le
urla di Nimira a richiamarmi nelle sue stanze, ed il fragore delle porcellane
sbattute a terra con ferocia mi fece intuire che fosse davvero adirata.
- Tu lo sapevi! - mi urlò, prima ancora che provassi a mentirle - Sapevi
che sarebbe venuto qui, sapevi che per temperamento non era adatto al
suo ruolo... sapevi che l'incontro con Hirih avrebbe scatenato la sua
ribellione! Eppure mi hai spinto tra le sue braccia facendomi credere
che fosse il miglior partito che un'Imperatrice potesse avere!
- In effetti
qualche dubbio mi era venuto, - balbettai - ma ormai eri follemente attratta
da lui.
- Ah bene...
- mi mostrò i denti bianchissimi che avrebbe voluto affondare nella mia
giugulare - prima si da fuoco al pagliaio e dopo ci si preoccupa se le
fiamme sono troppo alte! Sai cosa ha fatto la scorsa notte quello stupido
montanaro? Ha trasformato Kolise in un'arena, ha mozzato le orecchie ad
un Guerriero e liberato un'orda di Sciaves nella piazza per mostrare come
si scuoiano da vivi! E' questo il tipo di padre che volevi per mia figlia?
Sappi che avrei preferito un artista ad un pazzo scatenato che non ha
nel cervello una sola briciola di ragione. Ora dimmi che tutte queste
sono falsità e ti faccio trasferire al nord dove il sole arriva dieci
volte in un anno!
- Qualche
inesattezza c'è, - provai a sdrammatizzare - quello con le orecchie mozzate
è un Dragone e non un Guerriero... e l'orda di Sciaves era composta solo
di quattro animali. Insomma, è stato provocato e ha dovuto intervenire
per difendere un'Amazzone, cerca di capire... ha un animo nobile e non
si tira indietro di fronte ad un'ingiustizia...
- Quale Amazzone?
- domandò, fissandomi come una pantera pronta a colpire - E dove si trova
ora?
- Non ne
ho idea... - ansimai, stupito dalla sua reazione per quel dettaglio -
non ero presente al misfatto.
- Allora
fai portare al mio cospetto tutti gli Hammers che hanno partecipato alla
festa, con alla testa Madras Asiram che, curiosa com'è, sarà stata tutta
notte alla finestra per non perdersi lo spettacolo. E che questa dannata
storia non arrivi alle orecchie di Hirih, non sopporterei che mi disobbedisse
anche lei...
Il mio silenzio
la insospettì più di ogni parola. La vidi rigirarsi su se stessa tenendosi
stretta la ferita... il suo volto era paonazzo come non l'avevo mai visto...
e con un gesto di stizza mi accomiatò.
Da lì a qualche
istante avvertii chiaramente la partenza di una pattuglia di Guardie Imperiali
che uscì al galoppo dalle scuderie prendendo la via di Kanveska, ebbi
un sussulto nel timore che Nimira andasse con loro, ma la Kopler al comando
mi rassicurò con un cenno d'intesa.
Mandai immediatamente
una missiva d'urgenza a Madras Kristal spiegandole l'accaduto e la pregai
di avvertire anche Asiram perchè vigilasse sulla Principessa in incognito.
Com'è beffardo
a volte il destino, costretto a sciogliere i nodi della passione senza
la speranza di poterli riannodare, e quando il tempo dei palpiti scorre
oltre l'orizzonte... tutto sembra non essere nemmeno esistito. Non so
perché, ma in quell'istante avrei voluto distorcere la linea retta che
divide la lealtà dalle regole, ed interferire con l'arroganza degli dei
sulla natura umana.
Gettai nel
fuoco una manciata di ossa frantumate, tre di esse scoppiettarono sulla
brace ardente e, come pulci impazzite, saltarono oltre la traversa di
pietra, rintanandosi nell'angolo più oscuro e riparato.
Tirai un
sospiro di sollievo ma il fumo mi inondò la mente... impedendomi
di vedere oltre.

Abel Wakaam

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