Arcano la Quarta Era
57° capitolo
Prigioniera
Per Myrt,
la vita e la morte erano legate da un filo sottile, ed il mondo che vedeva
capovolto le sembrava persino peggiore della realtà. Il suo corpo era
ricoperto di sangue e fango, le vesti lacerate... i capelli sciolti che
dondolavano sulla nuda roccia dove gli insetti aspettavano ogni goccia
della sua essenza per ingozzarsi sino a scoppiare.
Mirko le
stava seduto di fronte, accanto al fuoco. Rosicchiava con cura un cosciotto
di Sciaves cotto allo spiedo e si leccava le dita, sprizzando soddisfazione
da ogni poro. - Di queste bestie non si butta via niente, - sorrise -
si usano in battaglia e si usano in cucina. Cibo ed armi allo stesso tempo,
camminano da soli e non si stancano mai. Mi spiace soltanto che non abbiano
ancora potuto assaggiare la carne tenera delle tue Amazzoni, ma presto
la loro immensa fame tornerà a farsi sentire e le spolperanno fino alle
ossa a cominciare dalle parti più tenere e gustose.
La Madras
si agitò nervosamente sulle corde ed il corpetto di cuoio lasciò intravedere
le sue forme sensuali.
- Anch'io
farei di te un sol boccone, - continuò il militare - ma il mio severo
generale mi ha dato ordine di trattarti bene sino al suo ritorno e solo
dopo il suo lauto pranzo potremo assaggiare tutti le tue grazie. Certo
non posso presentarti così al suo cospetto, hai bisogno di un buon bagno
nell'acqua di fonte carica di essenze, e di un vestito adatto ad un così
importante incontro. Anche questo è compito mio!
- Si... - sospirò l'Amazzone - liberami solo una mano e la userò per
spezzarti il collo.
- Te le libererò
entrambe e non avrò nulla da temere. - sorrise Mirko, prendendo dalla
bisaccia una custodia metallica - Tu sai vero qual è l'effetto di una
grande sbronza? Ecco... con questa piccola siringa te ne procurerò una
molto più grande di quanto tu possa immaginare, e quanto ti passerà, non
ricorderai nemmeno tutte le cure che avrò infuso al tuo corpo martoriato
per riportarlo allo splendore di sempre.
Suonava la
campana sulla torre nord della Kioskas Imperiale mentre Kristal conduceva
il Guaritore a colloquio con Nimira, seguita da un folto drappello di
Guardie armate, attente ad ogni piccolo movimento dello straniero.
L'incontro
avvenne nella Sala del Destino, uno dei padiglioni circolari che s'innalzavano
nel parco, tra i tralci di rose rosse che s'inerpicavano sui grigliati
di larice, intrecciati in figure armoniose che si riflettevano nello stagno.
Le Amazzoni
si disposero in cerchio, una per ogni colonna di sostegno e al centro
l'Imperatrice, stretta nella corazza di battaglia. - Siete in partenza
mia signora? - domandò Mihoky, abbozzando un inchino.
- In questa
Terra, ognuno deve affrontare il proprio nemico, - rispose - ed io sono
pronta ad ascoltare il tuo segreto perché intravedo in esso il pericolo
in agguato.
- Non vedo
vostra figlia... ciò che ho da dirvi riguarda entrambe.
- La Principessa
non si trova a Palazzo, penserò io a riferirle le tue parole quando sarà
di ritorno.
- Non so
se posso... - balbettò il Guaritore, innervosito dal suo atteggiamento
ostile.
- Puoi! -
esclamò Nimira, roteando la spada sopra il capo prima di accostare la
lama alla gola di Mihoky - Anzi... devi e non te lo chiederò una seconda
volta.
- Il Pianeta
è avvelenato, - sbottò - è un veleno subdolo e silenzioso, sparso da un
nemico troppo forte per chiunque, anche per voi. L'infertilità è solo
la prima fase, poi verranno le malattie più contagiose e si porteranno
via i sogni e l'avvenire del vostro popolo.
- Nessuno
è così stolto da rendere invivibile questo posto se poi deve occuparlo
per profitto, non ti credo!
- Per ogni
guaio esiste un rimedio e per ogni malattia esiste una cura. Io posseggo
la conoscenza per sconfiggere questa sventura e sono pronto a dimostrarne
l'efficacia.
- Perché
mai uno straniero vuol salvare gli Hammers dall'odio di altri stranieri?
Qual è il prezzo da pagare?
- Posso far
di più, - esclamò Mihoky, spingendosi lentamente contro la lama - anche
aiutarti a sconfiggere i Brauni che s'annidano sulle montagne. Conosco
una ad una le loro posizioni.
Nimira allentò
la presa, indietreggiando di un passo. Diede ordine alle Guardie di lasciarli
soli e fece cenno all'uomo di continuare.
- Nominami tuo rappresentante per gli Stati dell'Unione. Vogliono la
Miara? Bene, noi gliela venderemo a caro prezzo ottenendo in cambio libertà,
indipendenza e tutto quello che ritieni importante per il tuo Popolo.
Dammi retta, è l'unica via di uscita!
- Chi mi
assicura che non ci tradirai?
- Questa
è la posizione delle dieci brigate Brauni sulla Cordigliera, - rispose
il Generale, consegnandole una pergamena - dodicimila uomini armati dalla
Global Detector e pronti a calare come lupi affamati sulle tue Amazzoni.
Quante di loro resteranno vive e quante invece faranno la fine delle Hibryan
di Nosambra? E se solo attendessero che fosse la pestilenza ad indebolire
le tue truppe? Credimi... io sono il peggiore dei mali!
- Questo
non significa che tu sia parte del bene.
Lo accomiatò
senza dargli una risposta. Ordinò alle Guardie Imperiali di non perderlo
d'occhio un solo istante e diede disposizione che gli Esploratori controllassero
le rivelazioni appena entrate in suo possesso.
- Ci vorrà
del tempo... - sospirò Kristal, messa a conoscenza delle novità - e noi
non ne abbiamo abbastanza.
- Possiamo
combattere contro tutto ma non contro le malattie che vengono dagli altri
pianeti. Non siamo preparati, non abbiamo la conoscenza necessaria per
produrre dei medicamenti in grado di contrastarli. L'unica soluzione possibile
è accettare il suo aiuto, non vedo altra via d'uscita.
- E se avesse
mentito? Se queste ventilate malattie non arrivassero mai e il suo rimedio
fosse il nulla contro il nulla? Sentiamo Asha cosa ha da dirci al proposito,
lei viene dagli Stati dell'Unione e conosce meglio di noi le verità che
ci sono negate.
- L'infertilità
è un fatto accertato, e basta da sola a portarci alla rovina nel giro
di una generazione.
- Sul mio
pianeta, l'infertilità è una scelta, - spiegò Asha, convocata d'urgenza
a Palazzo - le donne assumono sostanze per inibire l'ovulazione e decidere
autonomamente quando sia il momento opportuno per mettere al mondo dei
figli. Non è una malattia che viene curata con i farmaci, ma una strana
specie di malattia provocata proprio dai farmaci. Se le Amazzoni non restano
gravide è perché assumono qualcosa che glielo impedisce, non c'è altra
spiegazione!
- Si, ma
cosa? - obiettò Kristal - Ormai è un problema generale, diffuso in tutto
l'Impero.
- Anche la
pestilenza si diffonde ovunque trasportata dai topi, ma parte da un punto
preciso, da un focolaio d'infezione.
- Launam
e Aktual, - esclamò Nimira - questo è stato appurato!
- E cos'è
cambiato negli ultimi anni in quelle Kioskas?
- Mai come
in questo periodo quell'area ha goduto di tanta prosperità!
- A cosa
è dovuta questa improvvisa ricchezza?
- I contadini
sono riusciti a selezionare una nuova semenza ed i raccolti si sono susseguiti
con abbondanza mai vista, resistendo alla siccità e agli insetti, - si
affrettò a spiegare Kristal - da quando un pane migliore può essere considerato
una sventura?
- Il grano,
- esclamò Asha - può essere stato geneticamente modificato ed inserite
nelle sue cellule delle sostanze che provocano l'infertilità.
- Non sono
in grado di capire le tue parole, - reagì Nimira - ma possiamo fermare
questo processo arrestando la coltivazione di quelle sementi. Darò ordine
che venga dato fuoco ai campi e nel frattempo riforniremo le Kioskas col
pane prodotto altrove.
- Non sarà
facile, - intervenne Kristal - negli ultimi tempi i contadini sono passati
tutti alle nuove coltivazioni, l'unica Kioskas che non ne è stata influenzata
è Nakir. E la più lontana ed è anche quella in cui sono avvenute diverse
nascite.
- La fame
è certo meglio della morte, - sbottò l'Imperatrice - mandate emissari
in tutto il pianeta e mettete al corrente le Madras dei miei ordini. Che
nessuno usi più quella farina per cuocere il pane e che non venga data
nemmeno agli animali. La prossima notte voglio che sia ricordata come
la notte dei mille fuochi... e questo sarà il segnale per i nostri nemici,
il segnale che combatteremo ancora.
Abel Wakaam
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