Arcano la Quarta Era
55° capitolo
L'agguato
Quando i
cavalli di testa superarono l'ultima ansa del budello, si trovarono di
fronte alla robusta palizzata che sbarrava la loro corsa. I pali appuntiti
erano rivolti in avanti su diverse file, e a nulla servi cercare di arrestare
la carica... a nulla servì puntare gli zoccoli sulla nuda roccia, se non
a creare un ammasso di carne al macello che finì per squartarsi contro
la barricata.
Da lì a pochi
istanti arrivarono gli Sciaves attirati dall'odore del sangue come api
su mille fiori gonfi di nettare, affondarono le loro orrende fauci nei
ventri capovolti che si agitavano uno sull'altro e ne fecero strage. I
Brauni attesero che si placassero le urla brutali e si gettarono anch'essi
nella mischia.
- E' ora!
- gridò Myrt alla prime tre file di arcieri - Mirate sopra la palizzata,
è da lì che arriveranno.
Fuoco, fiamme
e metallo ardente, le scie delle frecce illuminarono la notte come tante
stelle cadenti in cerca di un corpo da trafiggere: - ...non ci sono Amazzoni
sul campo di battaglia, - gridò Mirko alla radio - ci hanno ingannato,
hanno mandato all'attacco solo i loro cavalli!
- Dai ordine
alla brigata Mires di lasciare il rifugio, - reagì nervosamente il Generale
Mihoky - li assaliremo alle spalle, ormai sono chiuse in trappola.
Intanto le
Amazzoni stavano cercando di recuperare il maggior numero di cavalli di
ritorno dalla carica: - Speravo che se ne salvassero di più, - sospirò
la giovane Madras - tutte coloro che sono rimaste appiedate dovranno reggere
il primo attacco del nemico per dar modo alle altre di prepararsi a sfondare.
Per quanto numerosi, i Brauni finirono trafitti prima di superare la
barricata, il grosso delle forze si fece largo tra l'ammasso di cadaveri
e si gettò con urla disumane contro gli arcieri che li avevano colpiti,
ingaggiando una furiosa battaglia corpo a corpo che non lasciava intravedere
la superiorità di nessuna delle due parti in lotta.
- E' un agguato,
- gridò una delle vedette che erano rimaste al campo - c'è un altro esercito
che punta all'imbocco della valle, sono corso ad avvertirvi quando ancora
era lontano... ma ormai sarà a ridosso delle nostre linee di difesa!
- Quanti
sono? - urlò Dardel, saltando sul suo destriero.
- Forse un
migliaio... troppi per poterli reggere con un centinaio di Amazzoni lasciate
in retroguardia.
Myrt chiamò
a raccolta le sue Kopler: - C'è solo un modo per uscire vive da questa
maledetta valle, - spiegò - le forze a terra terranno impegnati i Brauni
fino all'ultima goccia di sangue e la cavalleria affronterà in corsa il
nemico che arriva alle spalle.
- Resto con
loro, - esclamò Spidersax, arrivando trafelato dalla barricata - i miei
Guerrieri non abbandoneranno le loro sorelle nel momento del sacrificio,
con cinque centine possiamo farcela... gli Sciaves hanno la pancia piena
e non combattono, stanno tornando alle loro gabbie.
- Allora
saremo insieme, - rispose la Madras - ho dato ordine alle mie Kopler di
effettuare un solo passaggio sulla cavalleria nemica, di mandarne all'inferno
il maggior numero possibile e di puntare immediatamente verso il Kruill.
Se stanno impegnando due intere brigate contro di noi, significa che sono
molto più numerosi di quanto potevamo immaginare.
- Questo
significa che piomberanno su di voi da due fronti... - intervenne Dardel,
cercando di farla desistere - sarà la vostra fine!
- Una Comandante
non abbandona mai le sue Amazzoni nel momento supremo, - tuonò - ora non
è più il tempo delle chiacchiere, si va a morire!
Con cinquecento
combattenti lasciati ad affrontare i Brauni, la cavalleria era ancora
sufficientemente potente da affrontare la brigata Mires, ma il rischio
era costituito da altre forze nemiche che potevano esser mandate in campo
per seguire la strategia di Mihoky, troppo esperto per non aver previsto
tutte le mosse delle Truppe Imperiali.
- Quella
cagna ha annusato la trappola, - sbottò, ascoltando le ultime notizie
che arrivavano da Nomat - la sua idea di mandare solo i cavalli a farsi
azzannare dagli Sciaves le ha regalato un discreto vantaggio e nello stesso
tempo ha tolto di mezzo quelle stupide bestie che ora saranno sazie di
sangue.
- Te l'avevo
detto che non c'era da fidarsi, - affermò Molina, sempre al suo fianco
- ora saremo costretti a muovere altre brigate per spazzarla via dalla
faccia di questo pianeta, ma la Mires dovrà tenerla a bada almeno per
un'ora e non so se potrà reggere così a lungo in inferiorità numerica.
- Un'ora
o due poco importa, - grugnì il generale - più cadaveri saranno sparsi
al sole e meno dovremo ammazzarne dopo, quando questa stupida guerra sarà
finita!
Si fece l'alba
sulla terra dell'Arcano. Il sole quasi stentava ad alzarsi e la nebbia
si levò dalla brughiera ammantando le Kioskas col suo velo insidioso.
I primi passi per le vie di Kolise furono di un drappello di sentinelle
assonnate che si diressero verso la piazza dove speravano di trovare il
Guaritore. Lo chiamarono a gran voce finché la sua assistente si affacciò
dal portone per domandare cosa volessero da lui.
- E' atteso
a Palazzo, - rispose la Kopler, allungandole un sacchetto colmo di scaglie
di Miara - l'Imperatrice ha dato ordine che sia sfamato e ripulito...
e poi condotto da lei.
- In mezzo
alle cattive notizie ne arriva anche una tanto attesa, - commentò Mihoky,
nascosto dietro l'antrone - il cerchio si chiude e la vittoria si fa più
vicina.
Nemmeno il
peggiore dei demoni avrebbe mai immaginato che il più pericoloso sicario
dell'Universo venisse accompagnato fino alla sua vittima, scortato dalle
Guardie più fedeli a Nimira sulla Via Imperiale. Trotterellava come un
qualsiasi alchimista di bassa lega sul suo vecchio ronzino, e scrutava
l'orizzonte cercando il primo raggio di sole che bucasse le nuvole cariche
di pioggia.
Io lo vidi quando ormai era a ridosso delle mura e immediatamente sentii
un fragore nel profondo.
I suoi capelli
tinti con l'ocra sembravano un tutt'uno con la casacca dorata che portava
con eleganza, scese da cavallo dalla parte sbagliata e questo confermò
i miei sospetti che non fosse nato sulla Terra dell'Arcano. - E' uno straniero,
- affrontai l'Imperatrice - come puoi sperare che possa curare i mali
di questa Terra se nemmeno la placenta di sua madre vi è stata sepolta?
- E' un potente
Alchimista... un Guaritore, - mi rispose - gli informatori mi hanno svelato
che si è occupato di nascite e fertilità, cosa abbiamo da perdere nell'ascoltare
anche la sua voce?
- Potrebbe
essere una spia... un nemico, o anche colui che ha armato la mano che
scagliò il dardo verso il tuo ventre gonfio di nuova vita.
- E' solo
un uomo, - sentenziò Nimira - nudo e disarmato in mezzo a centinaia delle
migliori Amazzoni di Arcano, come potrebbe farmi del male?
- Mai sottovalutare
i cattivi presagi, - l'avvertii, imboccando la porta d'uscita - la prudenza
non è mai troppa quando le forze che sostengono la sventura arrivano da
altri mondi!
Lo percepivo
nell'aria, resa frizzante dallo scintillio della folgore che si abbatteva
sulla montagna, qualcosa di tragico stava accadendo, ma non potevo dire
dove stesse annaspando la lucida falce della morte. Scesi nei meandri
dei sotterranei e cercai nelle antiche scritture un presagio che portasse
nuova luce nell'incertezza del sapere. Le ossa dei nostri padri giacevano
tranquille nello loro teche, nulla sembrava fuori posto... o almeno, non
ancora.
Quello stesso
giorno giunse la notizia del ritorno di Shadow, Nosambra era stata ridotta
in un putrido acquitrino. Disse che i corpi delle Hibryan galleggiavano
come zattere alla deriva, avvelenate da quintali di salgemma gettati nella
sorgente e, per ironia della sorte, erano state uccise dall'unico elemento
che mancava alla loro catena alimentare. - Come pesci d'acqua dolce gettati
nel mare, - spiegò - la loro pelle non aveva retto all'aggressione del
sale! Se ne sono salvate poco più d'una centina perché avevano risalito
il fiume in cerca di pietre ollari, le abbiamo aiutate a mettersi in salvo
nella regione del grande lago, ma sono distrutte dal dolore.
Cento sopravvissute
su tremila, era quella la tragedia che avevo annusato nell'aria oppure
altre placche si stavano staccando dal ventre del vulcano per ricadere
inevitabilmente nella lava fusa?
Come un ingranaggio
che macina i chicchi del tempo scegliendoli con cura, qualcosa stava muovendo
il fato in una direzione impropria, qualcosa di torbido... qualcosa di
terribilmente oscuro.
Che ne sarebbe
stato di Hirih, una volta lasciate le Sacre Sorgenti? Come avrebbe potuto
percorrere la via d'acqua senza trovare ristoro proprio a Nosambra? Nessuno
conosceva i misteriosi sentieri che avrebbe percorso, e nessuno... tranne
pochi amici fidati, sapevano della sua partenza per il rito d'Iniziazione.
Era dunque improbabile che l'attacco alle Hibryan avesse lei come obiettivo,
probabilmente il nemico voleva soltanto far piazza pulita di un eventuale
rifugio sicuro per l'Imperatrice, e ci era riuscito col minimo sforzo.
La fiamma
della candela si spense all'improvviso e l'oscurità mi avvolse
come un pesante fardello in cui respiravo a fatica.
Abel Wakaam
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