Arcano la Quarta Era
54° capitolo
Nomat
Dagli antichi
merletti di Kolise, Asiram seguì la lunga fila della Truppe Imperiali
Froll in parata. Davanti a tutti la tenebrosa Myrt con accanto l'intrepido
Dardel, e in fondo alla coda, i pesanti carri dei rifornimenti, trainati
dai muli. Nel mezzo, sventolavano i mantelli blu cobalto delle Amazzoni,
formando un interminabile serpentone che si snodava sulla via Imperiale,
in direzione del Kruill.
Il ponte
si gettava da una sponda all'altra nel punto più stretto della gola, formando
un arco dalla forma pressoché perfetta. Su ognuno dei due lunghi tronchi
di sequoia che costituivano l'anima portante del passaggio, erano incisi
i nomi di Mokada e Gana, le eroine che avevano dato la vita per la libertà
della loro Terra.
La Kopler di sentinella diede ordine ai mestieranti affinché prendessero
posto accanto ai grossi argani che sollevavano lo scivolo terminale. Non
era un vero ponte elevatoio, troppo lungo perché si potesse sollevarlo
per interno, l'ossatura restava al suo posto e veniva retratta solo la
rampa di accesso, lasciando in sua vece un vuoto lungo circa sette cavalli.
Non impediva il passaggio degli uomini a piedi, che potevano camminare
sullo stretto bordo laterale, ma era sufficiente a bloccare attacchi in
forza. Le fortificazioni era state erette solo sulla sponda amica, spianando
l'opposta riva perché non vi si potesse trovare riparo.
Come indicato
nei manuali di battaglia, venne mandata una pattuglia al galoppo per ispezionare
i dintorni, subito seguita da un'altra e, a distanza di alcuni minuti,
un'altra ancora. Solo quando Il primo contingente raggiunse le duecento
unità, venne fatto passare il grosso delle forze.
Dardel si
voltò pensieroso: - Torneremo indietro anche stavolta? - domandò, lanciando
un'occhiata lontana, verso l'anziana Madras che si strinse nel suo scialle
nero.
- Si torna
sempre sulla propria Terra natia, - rispose Myrt, controllando che l'ultimo
carro passasse indenne sul fiume - portati in trionfo... oppure legati
in un sacco di juta!
- Vada per
la prima, - cercò di sorridere l'Esploratore - sono troppo bello per deludere
le donne che sono pazze di me!
La prima
parte della spedizione non mostrò nessuna difficoltà apparente e, nonostante
il caldo, l'avanzata continuò secondo i piani fino a raggiungere la parete
rocciosa della Cordigliera. - Dicono che sia invalicabile, - commentò
la giovane Madras - eppure ci sono passati tutti!
- E' come
una grande mano, appoggiata su un altopiano di detriti. Tra le dita si
aprono le sue quattro valli, strette e tortuose, col sole che fatica a
penetrarvi. Il polso invece costituisce la montagna vera e propria, uno
strano picco di forma cilindrica che s'innalza verso il cielo. La leggenda
vuole che sia il braccio di un gigante che sollevava il mondo, un giorno
si voltò per veder passare una femmina, inciampò, ed andò in mille pezzi.
- E dove
si raccontano queste stupide storie, - sbottò Myrt - nelle cantine malfamate
dove si ritrovano i Guerrieri ad ubriacarsi?
- Ma tu non
ridi mai? - la incalzò Dardel - Da che ti conosco sei rimasta acida e
fredda come il marmo della Cordigliera, mai una luce che abbia penetrato
la tua ombra... mai un uomo che abbia scalfito il tuo cuore.
- Ti ho portato
con me perché conosci questi posti... e non perché cercavo un confessore.
Pensa a guidare le mie Amazzoni verso il nemico, ed al momento giusto
ti mostrerò la mia anima così come non l'ha mai vista nessuno!
Al tramonto,
una delle vedette tornò dall'ispezione mostrando chiari segni di apprensione.
Aveva sfiancato il cavallo per arrivare in tempo e le sue labbra erano
secche come zolle spaccate dal sole. - ...animali, - ansimò - ce ne sono
a centinaia chiusi nelle grotte a fondovalle. I Brauni li sfamano con
dei grossi pezzi di carogne, qualcosa mi dice che uomini e bestie non
si temono a vicenda.
- Cosa ti
fa propendere per questa ipotesi fantasiosa? - lo interrogò Myrt, indispettita
dalla novità - Non conosco altri animali, oltre al cavallo, che possano
servire un'Amazzone in combattimento.
- Hanno un
collare chiodato ed un uncino chiuso per la catena. Li useranno contro
di noi, ne sono certo!
- Questo
raddoppia le loro forze, - commentò Dardel - mille uomini e mille belve
scatenate!
- Possiamo
contare su duemila Amazzoni e cinquecento Guerrieri, - ribadì la Madras,
dando ordine di approntare il campo - e se vuoi raddoppiare le forze possiamo
contare anche il cavalli!
- Le bestie
dei Brauni hanno zanne che sembrano sciabole, - insistette la vedetta
- se li mangeranno i nostri cavalli!
- Hai ragione...
- esclamò, facendosi pensierosa - anzi, spero proprio che tu abbia ragione!
L'indomani,
alle prime luci dell'alba, intravidero la profonda spaccatura che segnava
l'ingresso nella valle di Nomat.
- E' come entrare dentro una rete da pesca cercando i pesci in fondo
al sacco, - esordì Dardel - col rischio che siano già scappati
da un buco e ci aspettino dall'altra parte. Entrare lì dentro significa
mettersi in trappola.
- Non abbiamo
alternative, - rispose Myrt - ma non lo faremo ora... entreremo la prossima
notte, a piedi, trattenendo i cavalli per le redini. Una volta appurato
che non ci siano ostacoli, partiremo al galoppo e daremo battaglia.
- Potrei
mandare una vedetta in ispezione, ma c'è il rischio che diano l'allarme
se la scorgono, e addio sorpresa!
- Lo sanno
già che siamo qui, un esercito come il nostro non passa inosservato, ma
gli faremo credere che non siamo disposti ad attaccare e che puntiamo
ad aspettarli in campo aperto. Fai scavare delle buche all'ingresso della
valle, ed avverti Spidersax che prepari una prima linea di arcieri.
Mirko intanto
li guardava dall'alto, controllava ogni loro mossa col suo binocolo di
precisione ed avvertiva per radio Mihoky per informarlo di ogni dettaglio.
- Tieni pronti i tuoi uomini, - gli ordinò il Generale - sono certo che
quella piccola cagna attaccherà!
Arrivò la
notte, un notte oscura di luna nuova, Myrt uscì dalla tenda con la spada
sguainata, la infilò nel pentolone che bolliva sul fuoco e la ritrasse
completamente nera. - L'acciaio luccica anche senza luce, - disse - passate
le vostre armi nella pece, taglieranno ugualmente ma diverranno invisibili
e non faranno rumore. Non riponetele mai più nel fodero, andiamo in battaglia
e non sarà una passeggiata!
Nel silenzio,
lontano dai fuochi che illuminavano il campo, solo poche sentinelle vennero
lasciate di guardia mentre, di soppiatto, una lunga fila di Amazzoni s'infilò
nella stretta gola. Camminarono con attenzione lungo il sentiero scavato
nella roccia, gli zoccoli dei cavalli fasciati... il battito del cuore
come un tamburo di guerra nella gola.
- C'è una
palizzata a circa due terzi del percorso, - avvertì Spidersax, di ritorno
da un'incursione - è impossibile da superare per i cavalli lanciati al
galoppo. Inoltre ci sono un centinaio di uomini di guardia, troppi per
sperare che in caso di attacco non diano l'allarme.
- Sei certo
che i nostri destrieri non siano in grado di saltarla? - domandò Myrt,
stringendosi la cintura in vita - sono purosangue... non ronzini.
- Forse qualcuno...
i primi della fila, se avessero il tempo di prendere le misure, ma al
buio, in mezzo alla confusione, finirebbero per impalarsi. E' impossibile
portare l'attacco, almeno non in questo modo!
- Sono le
azioni impossibili quelle che portano a vincere le battaglie perse, -
esclamò - andiamo, è il momento di sgozzare quei maledetti stranieri!
Mille cavalli
al galoppo s'infilarono nella valle col fragore del tuono spinti dalle
urla delle Amazzoni, eccitate nel momento supremo. Non servì neppure che
le sentinelle diedero l'allarme al campo perché nemmeno le loro voci tutte
insieme erano in grado di superare quel boato.
- Stanno
arrivando. - sospirò Mirko, premendo il pulsante di trasmissione della
radio.
- Libera
gli Sciaves nel momento stesso in cui si infileranno nella strettoia protetta
dalla palizzata, - tuonò Mihoky - ed aspetta che abbiano fatto piazza
pulita prima di mandare i Brauni a chiudere la partita.
Grugnivano
le bestie immonde nelle loro gabbie, annusando l'aria spinta a fondovalle
dall'incedere delle truppe nemiche. Aspettavano di avvertire l'odore del
sangue e del dolore per gettarsi nella mischia come tanti demoni affamati
di morte e distruzione.
Quando i
loro odiosi padroni staccarono il chiavistello dalle anguste prigioni,
si gettarono come un branco di lupi verso le prede di cui percepivano
le orrende pulsazioni.
- Hai mai
pensato di morire? - balbettò Dardel, udendo quelle urla disumane.
- Tutte le
volte che affronto una battaglia, - rispose Myrt - e mi stupisco di essere
ancora viva...
Abel Wakaam
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