Arcano la Terza Era

44° capitolo

Una nuova Era

Quando Myrt scese nella via oscura, lo spettacolo che apparve ai suoi occhi era ancora più spettrale della carneficina che si era svolta tra le mura di Nistra. L'odore della morte era così insopportabile da non riuscire ad avanzare di un solo passo, eppure nel fondo del cunicolo il rumore delle armi non era ancora cessato.

- Se c'è ancora una speranza, - esclamò Diamante, facendosi largo tra i cadaveri - mi affido agli Dei perché ci concedano di intervenire prima che sia troppo tardi.

Il primo volto amico che le si parò davanti fu quello di Crudelia, che ebbe ancora la forza di abbozzare un sorriso: - ...l'Imperatrice è viva, - sospirò - ed il vostro arrivo qui può solo significare che la battaglia è vinta.

- Così è, - la interruppe bruscamente Myrt, stringendola in un abbraccio - ma portami da Nimira, gli Hammers hanno bisogno di vederla per ritrovare la forza di andare avanti.

- Prima c'è qualcuno a cui devi restituire il calice amaro della vendetta, - continuò la Comandante della Guardia Imperiale, dando ordine che venisse condotta Ylea - credo sia giusto che debba essere tu a chiudere questa partita.

Nemmeno la degnò di uno sguardo, sfilò il pugnale acuminato dallo stivale e con veemenza tagliò la carotide alla vecchia Madras traditrice: - E come uccidere un topo di fogna dopo che ha perso i suoi denti, - sentenziò - non vale la pena di perderci altro tempo.

Il sole era alto quando la sagoma nervosa dell'Imperatrice solcò la linea spigolosa delle mura di Nistra. Di colpo i sussurri si plasmarono in un mormorio, ed infine scoppiarono in un unico grande boato d'invocazione. Il suo nome si disegnò sulle labbra delle Amazzoni e dei Guerrieri, su quelle degli Esploratori, dei Dragoni... dei Mercanti, degli Scribani. Ai piedi delle mura s'inchinarono i Maghi, le Sacerdotesse e le Streghe, e tutti gli Hammers li seguirono chinando il capo al suo passaggio.

Solo una Hibryan rimase immobile. Attese che il silenzio tornasse padrone della scena, e con passo deciso si avviò verso Nimira, salendo le scale di pietra che conducevano alle mura. Nel pugno chiuso con forza, reggeva la testa mozzata di colei che aveva sempre servito con fedeltà e onore, la alzò a mezz'aria affinché chiunque potesse riconoscere i lineamenti di Myalla.

- Vi ha tradito... mia sovrana, - balbettò - e lo stesso ha fatto con il popolo di Nosambra. Vogliate perdonarci per non averla saputa arrestare in tempo.

L'Imperatrice annuì, allungò la mano scansando l'offerta di quel macabro trofeo e, leggera come una carezza di madre, la fece scorrere sulla sua gota tremante. - Ho una figlia in grembo, - confessò, davanti al mondo  - ma non ha sangue reale nelle vene perché io stessa non ne ho mai avuto. Mi è stata nascosta la verità così come è stata negata a voi, ma ora è giusto che venga strappato il velo che celava il sacro mistero del Niasae. Era Madras Kolise la Sacerdotessa svegliata dal Custode prima che il tradimento potesse uccidere anche lei. Lasciò questa Kioskas stringendo tra le braccia la sua creatura appena nata... e furono le uniche vite risparmiate dal fato nella notte dei limoni neri.

Nessuno osò fiatare!

- Non sono io la vostra Imperatrice, - ammise - ma soltanto il sogno di una vecchia Madras che non volle chinare il capo di fronte a Konuk e ai suoi seguaci, ed impedire al buio di sconfiggere la luce.

Quando venne da me, era il primo giorno di una nuova Era.

Avvertii i suoi passi lungo il sentiero... il respiro affannoso di chi non vuol giungere alla fine perché non esiste epilogo al paradiso. La veste ampia per nascondere il frutto dolce che portava in grembo, e gli occhi lucidi di chi non ha più lacrime per piangere... bussò tre volte, bussò sperando che non sentissi, ma la mia mano era già sul pomolo dorato.

- Ti ho riportato le chiavi dei quattro elementi per la seconda volta, - disse - ed ho aggiunto al fardello la corona, ma ora dimmi, Custode, chi di noi ha avuto il torto o la ragione in questi anni in cui il dolore l'ha fatta da padrone?

- Ho già pagato anch'io per questa colpa, - l'affrontai col cuore in mano - ma se dovessi ricominciare da quella notte, riscriverei la storia con le stesse parole. Forse non sono adatto a reggere la sorte in un equilibrio incerto, sono di parte, è vero, pur essendo un buon Custode.

Quando fummo sull'apice estremo della torre, c'era tristezza nei suoi occhi e il vento si intrecciava nei capelli, guardò tutt'intorno la Terra dell'Arcano che brillava nel tramonto e si strinse a me come un fuggiasco in cerca di un rifugio.

C'era un cantico nell'aria che saliva dalla valle, ed un tremolare di luci nel crepuscolo appena dipinto, c'era un brusio di voci che parevano distanti, eppure giungevano ai nostri sensi come il respiro di un'altra dimensione.

- Ho lasciato Nistra agli uomini che l'hanno conquistata, - mi raccontò - ora hanno il diritto ed il dovere di issare i loro vessilli e decretarne il libero arbitrio. Sono loro i padroni del proprio destino e sono certa che questa volta non sbaglieranno ancora.

Quel qualcosa nell'aria si trasformò ben presto da sogno ad essenza, Nimira si guardò attorno impaurita, si affacciò dalla torre... e a stento ebbe la forza di reggersi in piedi.

Fiammelle tremule, come una miriade di stelle cadute dal cielo, si rincorrevano sul pendio della collina intrecciandosi in una coda di cometa.

- Cosa accade ancora? - sussurrò, stringendosi il petto con le mani, e subito allungò lo sguardo a nord, ad est... specchiandosi nella stessa scena.

Erano le anime degli Hammers che non avevano dimenticato, gli spiriti inquieti che non accettavano la sua resa, e forti come lei stessa li aveva plasmati, pretendevano di cingere il suo capo con la stessa corona.

- Non puoi sfuggire alle regole di questa Terra, - la incalzai - il tuo sangue nel tempo ha mutato sostanza e colore, sei figlia di Roka e Froll... discendente dell'eroica Sacerdotessa che salvò le sorti dell'Impero. Loro, prima di te, scrissero nel bene e nel male la storia di questo pianeta, e tu non puoi sottrarti alla scelta di un popolo intero.

Scosse il capo, ma io sapevo quanto fosse felice, si sedette nell'angolo della stanza nell'identico modo di quando era bambina, ed io passavo a trovarla nel suo rifugio nascosto nel folto della foresta.

Mandai a chiamare Kristal affinché scrivesse sulla sacra pergamena il nome di Nimira accanto al sigillo imperiale della Nuova Era. Ora gli Hammers erano una folla immensa, ognuno reggeva una fiaccola ed aspettava di vedere il volto radioso della propria Imperatrice: - ...sono qui, - sussurrò, tra il boato immenso che scosse il pianeta - ho fatto tanta strada con voi... e non potrei abbandonarvi proprio ora!

Fu così che la Terra dell'Arcano ritrovò la sua quiete, ed io... vecchio Custode del tempo e dello spazio, potei ritornare a coltivare i fiori del mio giardino.

Indietro

Avanti

Abel Wakaam