Arcano la Settima Era

104° capitolo

Il fuoco purificatore

Durante la riunione che si tenne al campo, destò particolare interesse una considerazione di Ace. - Quando siamo usciti allo scoperto, nel cortile interno della Fortezza, ho potuto notare che il numero dei Jakueros era piuttosto scarso. Mi sarei aspettato un pullulare di Guerrieri... e invece ne ho stimati non più di due centine; e le loro navi erano deserte!

- Troppo pochi per tenere Hamok! - commentò Cutter - Specialmente adesso che le Hametz combattono al nostro fianco.

- Se lo scontro avvenisse in campo aperto, - intervenne Vendicatore - non avremmo problemi a sopraffarli - ma se restano dentro le mura di Hamok, non abbiamo speranze.

- Possiamo cercare di sorprenderli di nuovo dal cunicolo. - propose Silver Wind, mostrando di avere con sé la chiave delle grate.

- Bastano pochi Jakueros, armati di fucile, per proteggere quel sotterraneo, - gli rispose l'Esploratore - per nulla al mondo lo lascerebbero sguarnito.

- Di notte no... ma forse durante il giorno non lo ritengono necessario.

- Nessuno può sfidare la pianta di Okù dentro il suo stesso cuore, - sentenziò Hebele, che aveva seguito la riunione attraverso le parole di Kikka - chiunque ci provasse, verrebbe divorato della sue lunghe dita.

- Di cosa ha paura Okù?

- Del sole! - Rispose la Hametz.

- E allora anche del fuoco?

Hebele annuì, ma subito si affrettò a metterla in guardia: - Se muore Okù, morirà anche Dresde.

- Il fuoco mi piace! - grugnì Berserk, svegliandosi dal suo apparente torpore - Col fuoco abbiamo preso Krymenia... col fuoco come alleato abbiamo sempre vinto tutte le nostre battaglie.

- Non voglio uccidere quella pianta, - spiegò Kikka - ma semplicemente convincerla a combattere con noi.

La Hametz la guardò stupita: - Okù non comprende la nostra lingua e non obbedisce al nostro volere.

La Strega si passò le mani tra i riccioli rossi, roteò più volte su sé stessa e cominciò a girare attorno al fuoco, volgendo lo sguardo al cielo stellato. - Che accadrebbe se le fiamme la circondassero? - domandò agli astanti - Dove si nasconderebbero le liane carnivore per proteggersi da calore?

Vendicatore fu il primo a intuire cosa avesse in mente, corse verso di lei e cominciò ad abbracciarla con trasporto, suscitando l'ilarità del Comandante Ardes: - Di solito gli Hammers impazziscono in coppia, - grugnì - evitate almeno di dare questi spettacoli pietosi di fronte alle indigene.

Non ci vole molto perché tutti comprendessero quale fosse il piano di Kikka. La speranza era che la pianta di Okù, per preservare le sue lunghe liane dalle fiamme, le avrebbe spinte nella via degli Spiriti e quindi nel Tempio, dove avrebbe trovato la via per la Fortezza. - Non in pieno giorno, - precisò la Strega - bensì nelle ultime ore della notte, così da concederle il tempo di compiere una strage prima dell'arrivo della luce del sole.

Di fronte a quel piano diabolico, nessuno osò fiatare.

Hebele, una volta compreso la dinamica dei fatti, diede il suo assenso.

- Prima che la nebbia del mattino si sia completamente sollevata, - aggiunse Vendicatore - strisceremo sin sotto le mura di Hamok e ci prepareremo all'assalto finale.

- Come scaleremo i bastioni? - domandò Ace - Non abbiamo torri d'attacco e le corde coi rampini non possono essere lanciate così in alto. Inoltre il ponte levatoio sarà alzato e la fanghiglia del fossato rende impossibile qualsiasi azione.

- Se i Jakueros saranno impegnati a combattere contro le liane carnivore, - intervenen Cutter - i loro fucilieri non potranno mantenere la posizione sulle mura. Possiamo usare il fossato per arrivare al mare ed entrare nella Fortezza dal Porto.

- Ma pork... - reagì nervosamente Berserk - possibile che abbiate tutti questa fissazione per l'acqua! Sono in pochi a saper nuotare e col peso delle armi finiremo per annegheremo prima di combattere.

- Il mio popolo sa scivolare nell'acqua, - esclamò Hebele - attaccheremo noi Hamok dal mare ed apriremo la sua grande porta per farvi entrare.

Dopo che il piano fu messo a punto in tutti i particolari, il sonno ristoratore calò finalmente sul campo. Il rischio che qualcosa andasse storto era molto elevato, ma questa era l'unica possibilità di sconfiggere i Jakueros.

Il giorno successivo, nella Fortezza, Desentio passeggiava nervosamente in attesa dell'arrivo di Hiuithi, impegnata nei sotterranei del Tempio con le altre Sacerdotesse. Quando finalmente lo raggiunse nella Sala del Comando, sulla torre più alta di Hamok, non potè trattenere il suo disappunto per la situazione che si era andata creando. - Per la tua smania di avere un Hammer vivo, - l'affrontò - abbiamo perso 93 Guerrieri in quella maledetta foresta!

- Ma adesso abbiamo un Hammer vivo! Ferito ma vivo. E non certo per merito tuo.

- E' solo carne e sangue per i tuoi macabri esperimenti, - obiettò - le conseguenze invece sono disastrose per la difesa della Fortezza. E non oso pensare cosa accadrà quando arriverà il Governatore...

- Quando arriverà il Governatore, - lo interruppe bruscamente Hiuithi - gli racconteremo di innumerevoli nemici che sono arrivati dal mare, numerosi come le cavallette... così che la tua guerra incerta possa essere dipinta come la più splendente delle vittorie.

- Radman conosce la verità.

- Il tuo fedele Colonnello ha avuto una notte molto tormentata, ed ora è steso nel suo letto con sulla faccia il pallore della morte. Ti assicuro che non vivrà abbastanza per dare una versione diversa degli eventi.

- E la giovane Amazzone?

- Appena sarà di nuovo presentabile, te ne farò regalo.

- Che le è accaduto? - domandò Desenzio, pregustando di averla tutta per sé.

Hiuithi gli raccontò di come Eve si ostinasse a tacere, nonostante le venisse richiesto di raccontare ogni giorno della sua vita, dalla nascita all'ultimo tramonto. - E' la femmina più ostinata che io abbia mai avuto tra le mani, - sorrise - quasi come la sua amata Imperatrice.

- Quando la condurrai nelle mie stanze, voglio che sia docile come un agnello. - sorrise il Generale.

- E quando ne uscirà, sarà gravida come una giumenta in estro. - replicò la Sacerdotessa.

Quella stessa notte, l'odore acre del fumo percorse la via degli Spiriti e serpeggiò nel sotterraneo del Tempio, insospettendo gli uomini di guardia che diedero immediatamente l'allarme. Le Sacerdotesse presenti aprirono l'antica serratura della grata e i tiratori Jakueros esplosero diversi colpi verso il fondo del cunicolo.

Hiuithisi si allontanò con la prigioniera e diede ordine di versare alcune botti d'acqua, affinchè il liquido fluisse sul pavimento in leggera pendenza e raggiungesse la caverna nel punto di sfogo verso la foresta.

Nello stesso istante, le sentinelle di guardia sui bastioni di Hamok dovettero porsi al riparo per evitare i dardi scagliati dagli Ardes, mentre le Hametz scivolavano silenziose nel fossato per raggiungere il mare.

- Qualcosa non sta funzionando, - obiettò Ace - quella dananta pianta non vuole collaborare!

Né lui, né nessun altro, potevano sapere che le lunghe dita di Okù si stavano già dibattendo nella via degli Spiriti, ansiose di nutrirsi dei corpi dei Jakueros e delle Sacerdotesse di cui percepivano l'essenza. Solo le urla disperate, che sorsero dai sotterranei del Tempio, lasciavano presagire il caos che vi regnava, ma le prime luce dell'alba erano ormai vicine... e la nebbia aveva ricoperto ogni ogni cosa col suo torbido mantello grigio.

In quegli ultimi attimi prima dello scontro finale, nessuno poteva conoscere la vera entità delle forze nemiche e solo quando il caldo vento del sud cominciò a soffiare dal mare, gli occhi poterono scorgere la vera realtà dei fatti.

Le dita di Okù, colpite dai primi raggi del sole, scomparvero vibrando negli inferi da cui furono partorite e le Hametz sorsero dalle aque, invadendo il porto come formiche in cerca di grano.

Ne perirono a dozzine nel tentativo di raggiungere il portone che dava sull'esterno, ma le indigene parevano esser più numerose delle scintille di fuoco, che foravano i loro costati in cerca del pulsare vitale dei cuori.

Quando finalmente riuscirono nell'impresa, gli Hammers fecero irruzione nel cortile interno e la guerra si combattè nel sangue e nel dolore, col coraggio che predominava sulla paura.

Fu allora che l'irruenza di Berserk e dei suoi Ardes potè prevalere su ciò che restava dei Guerrieri Jakueros e, prima che il sole raggiungesse lo zenit, il silenzio tornò padrone di Hamok.

Ora il pericolo era costituito solo dagli ultimi tiratori, ancora appostati nelle torrette sulle mura, ma ogni volta che qualcuno di loro osava premere il grilletto, diventava subito il bersaglio dei balestrieri in forza ai Dragoni.

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Abel Wakaam