Arcano la Prima Era
10° capitolo
L'urlo del Demone
Krymenia
di giorno pareva un campo di battaglia disseminato di cadaveri. Solo la
nebbia scivolava per gli stretti cunicoli di quel mondo scavato nella
roccia in cerca di nuovi spazi da riempire di corpi ammassati uno sull'altro.
Quando Nikra e Asha giunsero di nuovo davanti alla tana di Osiek, una
delle guerrieri all'ingresso si avvicinò con aria feroce, chiese
il loro nome, e con un gesto sprezzante le spinse all'interno della grotta.
Il vapore acqueo che filtrava dalla roccia trascinava con sé un
odore nauseabondo, un'orribile miscela di sbuffi solfurei e puzza di sudore
a cui era impossibile abituarsi. Mokada si fece viva molto più
tardi, avvolta soltanto da un drappo di seta verde, portava ancora sulla
pelle i segni del corpo a corpo con Osiek, di cui si avvertiva la presenza
oltre i teli di juta che pendevano dalla volta.
- C'è
un cunicolo che s'insinua nel profondo della foresta e sbuca oltre le
postazioni delle Truppe Imperiali, - si apprestò a spiegare, quasi
volesse trovare una scusa ai bagordi della notte appena passata - è
da lì che passano i ribelli per infiltrarsi nel territori
delle Kioskas.
- Allora
questa non è più terra di nessuno, - obiettò Nikra
- e la tanto osannata neutralità di Krymenia è tutta da
verificare.
- Non puoi
giudicare un popolo solo perché tra le sue fila si nascondono dei
traditori, il fatto stesso che ora sappiamo dell'esistenza del cunicolo
dimostra che c'è anche chi è rimasto fedele all'Imperatrice.
- Questo
non è un popolo, ma un branco di animali pronti a vendere anche
la propria sorella per due scaglia di Miara!
- Può
darsi, - rispose con veemenza Mokada - ma i ribelli non hanno accesso
alla Miara, e dunque quale compenso spetterebbe a chi li aiuta?
- Lo scopriremo
quando troveremo il cargo mandato dalla Global Detector... a volte si
pagano i propri debiti a posteriori!
- Non qui...
nessuno muoverebbe un dito per te se prima non sente l'odore della Miara.
- Hai pagato
anche Osiek per le sue informazioni? - la provocò Nikra.
La reazione
dell'Amazzone non si fece attendere, ma Asha si frappose tra le due, evitando
lo scontro. - Siamo qui per evitare che i ribelli arrivino alle armi,
- disse - e non per combattere tra di noi!
La tensione
salì alle stelle, ma non sfociò in quella che poteva essere
una vera e propria resa dei conti, anche se dall'atteggiamento di Mokada
si poteva facilmente intuire che fosse solo rimandata.
Osiek uscì
dalla sua tana lanciando un'occhiata curiosa alle due straniere, poi si
lasciò sfuggire qualche apprezzamento volgare su quella che, a
parer suo, doveva essere la vera struttura fisica di una combattente dentro
e fuori il letto ed il campo di battaglia. Grugnì qualcosa di incomprensibile,
mimando con un gesto di sufficienza l'ordine di seguirlo, e s'incamminò
lungo lo stretto sentiero che s'inerpicava sulla parete del baratro.
Dietro al
gruppo si accodarono le sue due inseparabili guardie del corpo, mentre
qualche passo più indietro si era aggregato uno storpio incappucciato
che si premurava di controllare che nessuno li seguisse. - Squik è
uno dei mappatori di Krymenia, - spiegò Mokada - il suo compito
è disegnare sulla tela tutti i nuovi sentieri che si aprono nella
roccia.
Nikra era
nervosa, si guardava intorno con sospetto. La sua apprensione non era
dovuta soltanto alla discussione con l'Amazzone, sembrava che temesse
qualcosa di grave e continuava a voltarsi con insistenza, finendo per
attirare l'attenzione di Osiek. - Se non ti fidi di me potresti sempre
fermarti qui, - tuonò - non mi sembra che tu abbia la stoffa della
guerriera coraggiosa.
- Tu pensa
a condurci dove sai, poi se ci sarà da combattere ti dimostrerò
quello che valgo!
Ancora una
volta dovette intervenire Asha per arrestare la diatriba sul nascere,
ma ormai i rapporti erano compromessi ed era troppo tardi per tornare
indietro.
Tutto accadde
quando lo stretto cunicolo sfociò in un'enorme grotta a cupola,
illuminata da centinaia di bracieri ardenti. Una profonda spaccatura si
apriva nella roccia lasciando intravedere sul fondo un chiarore rossastro,
da cui saliva il borbottio cupo della lava incandescente. Il passaggio
sul baratro era assicurato da un ponte sospeso su cui Osiek invitò
Nikra e Asha a passare per prime.
- La precedenza
alle più leggere, - ordinò, digrignando i denti - così
saggiamo la resistenza delle corde ormai logore.
Asha guardò
dritta negli occhi Mokada... e lei annuì, stringendo il pugno sul
pugnale che portava alla cintura. Una volta arrivate dall'altra parte,
una delle guerriere di scorta puntò improvvisamente la spada alla
schiena dell'Amazzone, suscitando una grande risata del suo padrone.
- Il nostro
grande amore finisce qui, - gridò Osiek, colpendola in pieno volto
con il guanto chiodato - è giunta l'ora che tu raggiunga le tue
care Koguars all'inferno! Lo so... ora ti stai chiedendo per quale arcano
sortilegio io ti abbia tradita, ma la vita nasconde sempre delle amare
sorprese... e la peggiore di tutte arriva alla fine.
- Su questo
hai perfettamente ragione...- gridò Nikra, puntandogli addosso
lo spow - ma forse hai dimenticato che ci sono anch'io.
- Nessuna
freccia può colpirmi da quella distanza, - sorrise - specialmente
se a tirarla è una principiante come lo sei tu!
Due colpi
di risposta risuonarono rapidi nella grotta colpendo in pieno petto le
due guardie del corpo e inducendo lo Squik ad una rapida fuga. - Ti credi
troppo furbo per esserlo davvero, - affermò Nikra, puntando di
nuovo l'arma contro di lui - e questo ti costerà la vita.
- No... -
intervenne Mokada, rialzandosi col viso coperto di sangue - lascia che
sia io a vendicare le mie compagne dal tradimento a cui le ho stupidamente
sottoposte.
- Ti ho tenuta
in vita solo perché avevo bisogno di te, - l'assalì Osiek,
per evitare di essere colpito da quell'arma tanto temuta - ed ora ti userò
come scudo per andar via da qui.
- E allora
moriremo insieme, - replicò l'Amazzone, spingendosi verso lo strapiombo
- almeno darò il giusto senso alla mia morte dopo aver sbagliato
tutta la vita!
Osiek cercò
di contrastare l'impeto con cui Mokada si dibatteva, ma per quanto cercasse
di sollevarla da terra, lei riusciva sempre a districarsi dalla
presa del possente guerriero, costringendolo ad un combattimento sino
allo stremo delle forze. - Le tue ultime energie le hai consumate questa
notte, - continuava a ripetere, mordendogli con ferocia il volto ogni
volta che le capitava a tiro - ora verrai con me tra le fiamme dell'inferno!
Nikra intervenne
un attimo prima che precipitassero entrambi oltre il bordo del burrone,
prese accuratamente la mira con il suo spow e lasciò partire un
colpo verso l'intreccio di gambe dei due contendenti. Rimase con l'arma
puntata verso di loro, pronta a far fuoco di nuovo se Osek si fosse rialzato,
ma nessuno si mosse.
Intanto il
trambusto aveva risvegliato di colpo l'oscuro popolo di Krymenia, subito
pronto a riversarsi nel cunicolo sotto la guida dello Squik che li aveva
guidati sin lì. Asha aiutò la compagna a caricarsi sulle
spalle il corpo di Mokada ed insieme riattraversarono il ponte sospeso,
inseguiti da quell'orda di guerrieri inferociti.
- Lasciami qui, - sussurrò l'Amazzone ferita, gridando per il
dolore - sono solo un inutile ingombro per te e per tutti gli Hammers
della mia terra.
- Ho ancora
quattro colpi prima di effettuare la ricarica, - la rassicurò Nikra
- e ti assicuro che appena saremo dall'altra parte scatenerò un
tale inferno che se lo ricorderanno per tutta la vita!
E così
fu... ma invece di colpire i nemici, indirizzò tutto il volume
di fuoco sul fragile ponte di corde che cadde nel vuoto, trascinando con
sé tutti coloro che stavano oltrepassandolo.
L'eco dei
colpi si inabissò pian piano concedendo al silenzio di tornare
padrone assoluto della scena, ma un dubbio atroce cominciò a farsi
largo nella mente finalmente libera di pensare: e se fosse stata quella
l'unica strada per tornare indietro?
Mokada era
stata colpita gravemente al polpaccio, ma la ferita più grande
era dentro il suo cuore, e la rabbia si univa al dolore trafiggendo la
mente di sensazioni estreme, fino a convincerla di non aver più
motivo di continuare a vivere. - Non ho rischiato la mia vita per salvare
uno zombi, - l'affrontò Nikra - ora mi sei debitrice e pretendo
che tu torni con noi alla Kioskas per spiegare a Madras Kolise cosa sta
succedendo qui.
Un ruggito dal profondo dell'abisso scosse la grotta in un brontolio
sommesso: - E' l'urlo del demone, - sospirò Mokada - sta venendo
a prendermi per trascinarmi nel regno delle ombre.
Abel Wakaam
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