Arcano la Settima Era
91° capitolo
Il nuovo giorno
Un nuovo giorno porta sempre con sé un misto di tristezza e malinconia
per ciò che è passato e un pizzico di speranza per ciò
che ancora dobbiamo vivere. Ricordo ancora il primo risveglio in quella
nuova era perché coincise con la stagione del raccolto.
Stavo seguendo dalla torre le carovane dei contadini che partivano di
buon'ora per i campi dorati di grano maturo, quando Hirih venne da me
a confessarmi la sua inquietudine. - Non possiamo convivere con l'angoscia
che i Jakueros tornino per invadere la nostra Sacra Terra. - mi affrontò
col piglio di sempre - Il popolo è in apprensione e non riesce
a rasserenarsi con un pericolo così grande che incombe.
- Il racconto di tua madre per prima, e poi anche l'interrogatorio dei
prigionieri ci ha fornito un quadro abbastanza preciso dei nostri nemici.
- risposi, cercando di rassicurarla - Ora sappiamo che il loro mondo è
molto distante dal nostro perchè possano arrivare facilmente sino
a noi... li abbiamo duramente sconfitti e se dovessero riprovarci, lo
batteremmo ancora.
- Io e Myrt abbiamo un piano.
- Un nuovo piano di difesa per Tannino e il porto di Akral? - domandai.
- Un piano d'attacco, - sbottò - per cancellare per sempre il
pericolo che ritornino.
- Se Arcano è quasi fuori dalla loro portata, - cercai di spiegarle
- Atkrasia è sicuramente irraggiungibile per noi!
Ma la giovane Principessa sapeva bene che le stavo mentendo. Aveva confrontato
lo scheletro delle antiche navi sepolte nel porto con quelle dell'ultima
battaglia, e aveva scoperto che l'evoluzione di ogni popolo porta con
sè anche la conoscienza. - Sono molto più grandi, veloci
e potenti... - sentenziò - questa è una battaglia che dobbiamo
affrontare per le generazioni che verranno e dobbiamo farlo prima che
i Jakueros diventino troppo forti anche per noi.
- E questo piano... - cercai di cambiare discorso - ne hai parlato con
Nimira?
- Mia madre non si è ancora ripresa. E' ferita profondamente nel
corpo e nell'anima per tutto ciò che ha dovuto subire. Odia profondamente
i nostri nemici ma non è più nele condizioni di affrontare
un'altra battaglia.
- Ha dovuto nuotare per ore con mani e piedi incatenati, ha rischiato
più volte di affogare... dalle il giusto tempo e ritornerà
quella di prima.
Ma Hirih non si riferiva agli ultimi istanti prima della liberazione.
Per quanto mi fossi raccomandato che nessuno gliene parlasse, probabilmente
lei ben sapeva quali terribili sofferenze aveva passato ad Atkrasia e
non riusciva da accettare che i suoi aguzzini non venissero puniti. -
Mi ha comunicato che, pur mantenendo il suo ruolo, - esclamò con
orgoglio - passerà a me il comando esecutivo.
- E tu intendi lasciare questa Terra per rischiare la vita in una guerra
senza scampo?
- L'obiettivo non è Atkrasia, - mi rivelò, con aria compita
- è troppo lontana per la nostra capacità di navigazione.
Sappiamo però dagli interrogatori che le navi nemiche hanno bisogno
di far rifornimento su una grande isola che si trova circa a metà
della distanza che ci separa. Si chiama Dresde ed è una tappa obbligata
per i rifornimenti di viveri e, soprattutto, di acqua dolce da bere.
Mi informò del piano con dovizia di particolari e, in effetti,
la sua strategia non faceva una piega. Conquistare Dresde significava
interrompere la capacità dei Jakueros di giungere sino a noi e,
nel contempo, il campo di battaglia veniva spostato lontano dalla Sacra
Terra dell'Arcano. - Ci sono vantaggi e svantaggi, - replicai - e anche
una grande incognita di base. Cosa sappiamo di quest'isola oltre al racconto
poco attendibile dei prigionieri?
- Mia madre mi ha spiegato che Dresde è un Presidio di Atkrasia,
che però controlla solo una piccola parte dell'isola. Fu la prima
colonia fuori dal loro continente e vi arrivarono in un lontano passato
a caccia di schiavi. Solo in un secondo tempo riuscirono a fortificare
una serie di scogli della punta più estrema del territorio per
trasformarli in un porto d'attracco.
- Se non ricordo male, - la interruppi - mi pare di aver letto in una
pergamena degli interrogatori in cui si parla di una Fortezza.
- Si... ora il Porto è stato esteso ed inglobato in una vera e
propria cittadella fortificata che si chiama Hamok. Ha una guarnigione
di solo qualche centinaio di uomini perché gli indigeni locali
non costituiscono un pericolo.
- Solo amazzoni da quel che ricordo. Non ti pare strano che possa sopravvivere
un popolo di sole donne?
- Sono delle strane donne, - sorrise Hirih - mia madre mi ha raccontato
che generano da sole le proprie figlie. I Jakueros le usano come schiave
per ogni tipo di lavoro, ma sono molto ambite anche come concubine perché
non possono essere ingravidate da una razza diversa dalla loro.
- Quindi il tuo piano prevede la loro allenza per la conquista di Hamok?
Chi ti dice che non vi percepiranno come nuovi nemici?
- Pensavamo che se ci vedessero attaccare la Fortezza...
- Un conto è pensare, mia adorata Principessa, - la interruppi
bruscamente - e un altro è la realtà dei fatti. Ammesso
che riuscirete a trovare Dresde, dovrete sbarcare lontano dal Porto e
attaccarlo proprio dal lato in cui sono più forti le difese. Parla
di questo piano a Xar se non vuoi farlo con Nimira, ma prima di rischiare
la tua giovane vita assicurati di non lasciare nulla al caso.
Mi salutò con disappunto e ne andò senza mai voltarsi.
Solo quando si allontanò dalla torre volse uno sguardo verso di
me che seguivo il suo cammino nervoso, alzò una mano in cenno di
saluto quasi per scusarsi della sua irruenza.
- A furia di stare con Myrt, - mi confidò il giorno seguente l'Imperatrice
- sta diventando testarda come lei. Forse è meglio attendere che
il suo carattere diventi più maturo prima di affidarle per intero
il peso della Corona.
Eppure quel piano era sensato, ma non poteva essere lei in persona ad
attuarlo. E neppure Myrt aveva le capacità umane per costruire
un rapporto di collaborazione e amicizia con le indigene di Dresde...
serviva qualcuno di più diplomatico che preparasse il campo alle
nostre migliori Comandanti.
- E' un popolo di grandi guerriere, - mi spiegò Nimira - usano
come arma una doppia lama fissata ai lati di un grosso bastone. Sono agili
e potenti, ma nulla possono contro le armi dei Jakueros che le abbattono
a distanza. Combattono praticamente nude perché indossano soltanto
pochi brandelli di pelle nera, una spalliera sulla destra dove appoggiano
l'arma... e tengono i lunghi capelli intrecciati in un sostegno d'osso
al centro del cranio.
- Sai per certo che sull'isola vivono esclusivamente queste Amazzoni?
Hirih mi ha accennato che si riproducono tra loro o qualcosa di simile...
- Antigorio ne aveva una al suo servizio e la incaricò di occuparsi
di me quando ero prigioniera. Ho avuto modo di parlarci e, da quel poco
che ho visto e capito, non si tratta di esseri che racchiudono in sé
sia la parte maschile che quella femminile. Di certo posso affermare che
non possono essere ingravidate da altre forme umane... perché puoi
ben immaginare quale sia lo scopo delle razzie su Dresde, oltre alla raccolta
di schiave.
- Sappiamo entrambi che ogni specie ha bisogno di riprodursi.
Nimira si alzò dal suo giaciglio con estrema lentezza, si avvolse
nel candido lenzuolo, ricamato di foglie d'oro, e cercò il mio
aiuto per raggiungere la piccola finestra che si affacciava verso l'esterno
del Palazzo Imperiale. - Mi accennò di una Dea che provvede all'impollinazione
quando giunge il tempo opportuno, ma è possibile che si tratti
di un fenomeno naturale che avviene in modo spontaneo nel loro corpo quando
giungono a maturazione sessuale. Però, nessuna delle schiave su
Atkrasia era gravida o aveva partorito, quindi è possibile che
ciò avvenga solo in determinate condizioni.
- Ritieni che sia un popolo con cui possiamo allearci? - le domandai,
cercando di sostenerla come potevo.
- Chiunque abbia avuto contatti con i Jakueros sarebbe pronto ad unirsi
anche con il peggiore dei Demoni pur di combatterli. Sono come le cavallette,
ovunque arrivano... lasciano dietro di sé soltanto terra bruciata!
- Ma non hanno depredato Dresde. - Le feci notare.
- Quell'isola non è solo il porto più importante che permette
di ampliare la loro sete di conquista, ma è anche una riserva determinante
per soddisfare ogni bisogno. E' come un'enorme prigione all'aria aperta
dove possono attingere alle risorse senza occuparsi di rigenerarle. Non
la conquistano integralmente perché di fatto già la possiedono
senza dover spendere energie per mantenerla. La considerano alla stregua
di un allevamento di animali selvaggi, come facciamo noi quando andiamo
a scegleire i migliori stalloni sulle montagne per addomesticarli.
- Ma queste indigene non sono bestie!
- Per come le trattano... e come hanno trattato me... lo sono!
- Che farai con Hirih, la lascerai andare? -
Nimira scosse ripetutamente il capo: - Ho già dato ordine che
venga fermata ad ogni costo. Questa battaglia non è né per
lei e neppure per Myrt. E' necessario scegliere con cura chi dovrà
partire per prendere i primi contatti con questo popolo o rischieremo
una catastrofe.
- Dunque non una spedizione di guerra, - replicai - ma soltanto un'azione
diplomatica per stringere un'alleanza di pace per coordinare le forze
e attaccare insieme la Fortezza di Hamok?
- Le due cose insieme, - decretò Nimira - un solo viaggio per
entrambe le soluzioni, ma fatto da persone scelte espressamente per ogni
ruolo richiesto.
Abel Wakaam
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