
Arcano la Quinta Era
66° capitolo
Hejar

La prima
luce del mattino irradiava la radura di ombre lunghe e tortuose. Un fremito
di vento scosse la cima degli alberi dal torpore e, quasi d'incanto, la
vita tornò a fluire lungo i mille rivoli che alimentavano lo stagno. -
E' qui che vengono ad abbeverarsi, - bisbigliò Xar - non ci resta che
attendere.
- Come sai
che verranno anche stavolta? - domandò Hirih, chinandosi accanto a lui.
- Quando
nell'aria non brulica un solo battito d'ali, gli Sciaves sono nei dintorni!
- Là, - li
avvertì Anuk, una delle Amazzoni, puntando il dito in direzione della
macchia - sono due... e portano il collare.
- Allora
non sono soli, - spiegò Xar - se sono bardati con i finimenti di battaglia
significa che i Brauni sono con loro.
Attesero
che l'intero gruppo uscisse allo scoperto, dodici uomini e altrettante
bestie, si trattava di una pattuglia di retroguardia, un ostacolo non
facile da superare senza che avessero il tempo di dare l'allarme. Prenderli
di sorpresa era impossibile, il fiuto degli Sciaves li avrebbe scoperti
prima ancora che si portassero a tiro: - ...serve qualcuno veloce che
faccia da esca, - disse lo Sciandares - dobbiamo fargli credere che si
tratti di un incontro casuale ed indurli ad inseguirlo.
- Lo farò
io! - si fece avanti Quasar.
- Se corri
come cammini, - la provocò Hirih - ti prenderanno ancor prima di partire!
No, vado io... sono sicuramente la più agile del gruppo.
- Ha ragione,
- intervenne Anuk a separarle - la ragazzina ha più probabilità di te!
- Se mi chiami
un'altra volta ragazzina, - reagì d'istinto, puntandole il rostro posteriore
della Kanassa alla gola - userò il tuo sangue come esca per gli Sciaves.
- Poi, cercando lo sguardo impenetrabile del padre, attese il suo cenno
d'assenso.
- Raggiungi
il pendio ad est senza farti scorgere, - la istruì - gli animali ti fiuteranno
ma non potranno raggiungerti perché lo stagno rallenterà la loro corsa.
Devi percorrere l'intero tragitto restando fuori dalla portata delle balestre,
se solo ti feriscono... sei finita.
- Tolgo gli
stivali...
- No, se
ti vedranno scalza capiranno il nostro piano, un'Amazzone non girerebbe
mai nel bosco a piedi nudi!
- Non posso
correre nella fanghiglia con la suola di cuoio, finirò a gambe all'aria
al primo passo.
- Farai quello
che ti dico, - la strattonò Xar - o manderò un'altra.
- Come vuoi,
ma se quelle maledette bestie mi divoreranno, andrai tu a raccontarlo
a mia madre!
Seguì i suoi
passi con trepidazione finché la vide sbucare sul bordo roccioso del pendio.
Fece cenno alle Amazzoni di prepararsi ed attese che gli eventi facessero
il proprio corso. Bastò una bava di vento e le narici degli Sciaves si
dilatarono ritmicamente, il capobranco emise un brontolio sordo e tutti
insieme puntarono il muso nella direzione di Hirih.
- Hejar!
- gridò uno dei Brauni, indicando il pendio, e immediatamente l'orda selvaggia
si mise in caccia.
- Maledetti
stivali... - brontolò Hirih, lasciandosi scivolare lungo la scarpata.
Raggiunse la riva dello stagno con l'occhio rivolto al branco che si stava
avvicinando, e prese a correre con tutta l'energia che aveva in corpo
in direzione delle altre Amazzoni appostate nella foresta.
- E' partita
con troppa foga, - grugnì Xar, stringendo nervosamente l'impugnatura della
spada - finirà il fiato prima di arrivare qui!
Rischiò per
due volte di cadere, e la terza ruzzolò dentro alla fanghiglia vischiosa.
Si rialzò sbuffando come un cervo ferito, sfilò il pugnale dalla cintura
e tranciò i legacci degli stivali. Quando si voltò per controllare il
vantaggio sugli inseguitori, capì che non ce l'avrebbe mai fatta. Fu allora
che si inginocchiò nell'acqua bassa della riva, cercando di rallentare
il respiro affannoso, portò la spada dietro la schiena ed attese in silenzio.
- Vado a
darle una mano, - esclamò Quasar, cercando l'approvazione dello Sciandares
- non possiamo abbandonarla così!
- Resta dove
sei... se la caverà da sola! - Fu la sua laconica risposta.
Non è facile
restare immobili di fronte alla morte che arriva ansimando, le lingue
rosse come il fuoco dondolavano tra le fauci spalancate e le zanne luccicavano
al primo sole del mattino come lunghe sciabole arcuate pronte a mietere
una vita.
 |
-
Non devono percepire la mia presenza... - bisbigliò, tra le labbra
seccate dalla tensione - sono io la cacciatrice e loro le prede, non
hanno alcuna speranza di sfuggire alla mia lama. |
La speranza
a volte è un sogno, così come la paura è madre della sventura, in quegli
interminabili istanti comprese di essere finita nel fango perché temeva
che sarebbe accaduto... chiuse gli occhi e raggelò ogni muscolo, ogni
tendine... svuotandoli dal vibrare dell'energia.
- Aspetta...
- sospirò Xar, con gli occhi fissi sulla sua sagoma minuta - lascia che
ti sia così vicino da sentire il suo odore selvatico...
La superficie
dello stagno si arricchì di mille cerchi ondeggianti, uno per ogni goccia
sollevata dai ruvidi polpastrelli che sbattevano furiosamente nell'acqua.
Il capobranco procedeva lungo il binario olfattivo allungando il collo
per anticipare ogni scarto della preda; non poteva prevedere che l'avrebbe
trovata immobile davanti al suo naso, poche decine di metri più avanti.
Il filo tagliente
della Kanassa lo colpì in piena fronte, staccandogli la scatola cranica
dalle orbite oculari. Il grigio polposo del cervello si sollevò nell'aria
come un pugno di fango strappato allo stagno... non un gemito, nemmeno
un ultimo sussulto prima che il corpo inerte rotolasse come un sacco caduto
dal carro ancestrale dell'istinto.
Il secondo
fendente colpì lo Sciaves che lo inseguiva sulla parte destra... ed il
terzo quello dall'opposto lato. Entrambi ruzzolarono con le viscere calde
che sprizzavano sangue ed escrementi, guaendo di dolore e di rabbia pura.
Il resto del branco apparve disorientato, di colpo erano mancate le guide
e con esse ogni riferimento di caccia. Annusarono l'aria furiosamente
in cerca di una traccia, ma la fame li portò ad addentare la carne succulenta
dei loro stessi fratelli.
Fu il sibilo
di un dardo a rammentare ad Hirih che la sua corsa non era ancora finita,
afferrò con la sinistra gli stivali e riprese la fuga allargando il suo
percorso dentro lo stagno. Ora il pericolo erano i Brauni, ansiosi di
mettere le mani sulla giovane Amazzone, ed il loro intendimento era quello
di prenderla viva perché la guerra profuma di immensi dolori e di gustosi
piaceri.
- Non ce
la farà mai a raggiungerci in tempo, - esclamò Anuk - dobbiamo andarle
incontro, tra un po' sarà a tiro della loro balestre!
- Non tireranno
per ucciderla, - rispose Xar, perlustrando i volti eccitati degli inseguitori
- lasciamoli avvicinare ancora.
- Mi deludi
Sciandares, - intervenne Quasar, alzandosi di scatto - se parli così significa
che hai rispetto per la vita altrui!
- Abbassati,
- gridò, trattenendola per una caviglia - se ti vedono la colpiranno a
morte!
C'è sempre
il rischio che un misero granello di sabbia possa inceppare gli ingranaggi
che muovono gli eventi, quel giorno fu la disobbedienza di un'Amazzone
a mettere in pericolo l'intero gruppo.
- Hejar!
- si levò per la seconda volta il grido del nemico, e a quel punto il
bivio era obbligato: uscire allo scoperto o fuggire!
Il primo
dardo colpì Hirih alla spalla ed il secondo le trafisse un polpaccio...
percorse ancora qualche passo e subito fu costretta a gettarsi in acqua
tra i canneti per cercare un improbabile riparo. La reazione di Xar fu
veemente, si scagliò verso i Brauni come una furia, protetto dal tiro
incrociato delle sue compagne di lotta, ed il sangue prese a scorrere
a fiotti, caldo come la lava di un vulcano che sfocia dal cratere appena
aperto.
Nel terribile
scontro che ne seguì, le lame divennero l'unico probabile appiglio sull'equilibrio
instabile che separava la vita dalla morte, eterno confine che illude
ogni volta sia i vincitori che gli sconfitti. Persino Hirih, nonostante
le ferite, si gettò nella mischia con un impeto che apparve spropositato,
ed il suo ardore spinse l'ago della bilancia nel giusto verso, chiudendo
l'incontro a favore dell'Arcano.
Quando l'ultima
testa cadde, mozzata dalla Kanassa di Xar, lo stagno era completamente
ricoperto da un'enorme macchia di sangue denso e scarlatto che andava
alla deriva, sospinto dai passi tentennanti dei sopravvissuti in cerca
di acqua fresca per alleviare il tormento.
Lo Sciandares
si guardò intorno, cercando negli occhi delle Amazzoni quelli chiari di
sua figlia, le tese la mano, chiamandola a sé... e non poté resistere
alla voglia di stringerla tra le braccia.
- E' questo
l'odore della morte... padre? - singhiozzò - Ci si ammazza come animali
per sopravvivere gli uni agli altri? E chi vince davvero, coloro che restano
a compiangersi o chi ha raggiunto il centro assoluto della propria quiete?
- Vince chi
è nel giusto, - rispose, sollevandola dai cadaveri con una smorfia di
disgusto - chi combatte per difendere la propria Terra e non per conquistare
quella altrui. E' questa la differenza tra il bene ed il male... il resto
sono chiacchiere da taverna.

Abel Wakaam

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